Lo storico albergatore: «Più del virus spaventa la burocrazia, valutiamo di chiudere tutto»

Lunedì 11 Maggio 2020 di Raffaella Gabrieli
L'hotel Adriana sulle sponde del lago di Alleghe

«Il peggior virus che possa colpire un imprenditore italiano è la burocrazia. Essa ha la capacità di insinuarsi in tutti i meccanismi professionali, rischiando sempre più di far saltare le aziende». Così Michele De Toni, contitolare dello storico hotel Adriana, da decenni operativo lungo il lago di Alleghe, che nell’ultimo periodo ha dovuto far fronte prima a Vaia e poi al Covid-19. «Due tragedie - sottolinea De Toni - la prima ci ha presentato un conto di circa 100mila euro mentre la seconda è ancora in credito e non oso immaginare cosa potrebbe “rivendicare” quest’estate. Attendiamo le disposizioni relative alle norme igienico-sanitarie da seguire ma è ovvio che se dovessero essere troppo restrittive, implicando grossi costi, decideremmo di tener chiuso questa estate. Un pensiero, il nostro, condiviso da molti colleghi: chi ce lo fa fare, calcolando al contempo che le presenze turistiche saranno con ogni probabilità risicate, di lavorare in perdita? Meglio abbassare le serrande. Evitando anche un altro serio rischio: quello delle denunce per potenziali contagi».

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LA STORIA
Esistente già a metà del Novecento come “pensione Adriana”, la struttura si presenta oggi come un albergo a 3 stelle gestito dalla titolare Adriana De Biasio e dai figli Matteo e Michele De Toni. Ed è sempre di loro proprietà il ristoro Fontanabona, ai Piani di Pezzè, circondato dalle piste da sci in inverno e da numerosi sentieri d’estate. «La mia reale professione è quella di dirigente Luxottica, per la quale ho fatto il giro del mondo due volte - spiega Michele De Toni, che è anche presidente del Consorzio operatori turistici di Alleghe -; ma il mio amore per le attività di famiglia è molto profondo. Mio fratello Matteo, in qualità di cuoco, è invece sempre stato attivo in prima persona. Però ora, comprensibilmente, è arrivato “a livello” e vuole lasciare l’albergo per dedicarsi solo al ristorante-pizzeria. E come dargli torto? A fine ottobre 2018 la furia di Vaia ha fatto innalzare il lago di Alleghe che ha letteralmente invaso il piano più basso del nostro hotel, dove c’erano tutti gli impianti di distribuzione andati completamente distrutti. Un danno complessivo di circa 100mila euro di cui ad ora siamo stati risarciti solo di una minima parte. Come se non bastasse ecco il Corona virus a interrompere bruscamente, e anzitempo, la stagione invernale. E prefigurando mesi estivi da sangue e lacrime. Il tutto a fronte di aiuti statali pari a zero perché l’unica via che ci è stata proposta dal Governo Conte è quella di indebitarci ancora».
IN SALITA
Difficoltà oggettive che inducono la famiglia De Toni a gettare la spugna. «Ma l’idea di chiudere l’attività di famiglia mi fa male al cuore - aggiunge Michele - ed è per questo che vorrei comunque confrontarmi con la nostra banca per capire se abbiamo qualche margine di azione. A quel punto mia mamma, nonostante i 78 anni, sarebbe pronta a ritornare in pista. Mentre io, avendo già un lavoro con un’entrata, potrei cercare di gestirlo non gravando economicamente sull’azienda. Di buona volontà, nel nostro piccolo, ne abbiamo da vendere. Di certo, però, Stato e Regione devono cercare di far la loro parte, evitando accanimenti eccessivi nei confronti degli operatori del turismo, da sempre gravati da una burocrazia assurda, che fa perdere tempo e risorse.

Dei contributi a fondo perduto, ad esempio, non farebbero male. Sarebbero una boccata di ossigeno per tutti noi “piccoli” per invogliarci ad andare avanti».

Ultimo aggiornamento: 16:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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