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CORDENONS (PORDENONE) - Un Consiglio comunale molto vivace, per usare un eufemismo, quello cordenonese di giovedì, che ha visto opposti a muso duro il presidente e una consigliera della minoranza. C'è stato perfino l'ingresso in aula del comandante della Polizia locale Giovanni Rorato. Lo aveva chiamato il leghista Elio Quas, dopo che non era riuscito a interrompere l'intervento dell'esponente del Pd Gloria Favret.
IL PRESIDENTE
Secondo Quas, l'avvocatessa aveva sforato il tempo a disposizione e, richiamata più volte, non aveva interrotto il suo discorso. La seduta era stata sospesa, i vigili avevano poi preso atto che Favret non avrebbe lasciato l'aula di sua spontanea volontà, ma non l'hanno forzata e il presidente Quas ha lasciato le redini del Consiglio al suo vice. Questa una sommaria ricostruzione dell'accaduto che potrebbe - dovrebbe - poter contare sulle immagini della seduta trasmesse sul canale comunale di YouTube, ma quella registrazione non è del tutto disponibile.
LA CONSIGLIERA
Decisamente diversa la ricostruzione dell'accaduto fatta dall'esponente dem. Per Favret, l'atteggiamento di Quas non è nuovo e trasuderebbe un maschilismo già riscontrato, commenta, anche nel precedente presidente Andrea Gobbo. Parentesi: l'attuale presidente del Consiglio non ha mai digerito invece che l'avvocatessa l'abbia misurato «troppo vecchio per il mio ruolo, a 66 anni, quando il candidato sindaco che sosteneva lei ha la mia stessa età» - commenta Quas. Favret riconosce di aver sforato il tempo a disposizione: «Buona parte dei primi otto minuti sul tema delle modifiche allo statuto di Sviluppo e territorio se n'erano andati in domande al presidente del sodalizio. I due minuti per il secondo intervento non sono stati sufficienti». Ne ha usati tre, sforamento che anche secondo un altro esponente delle opposizioni, Paolo Peresson, non è inusuale. Per l'avvocatessa però, quando ad andare fuori tempo massimo sono i colleghi maschi non c'è alcun intervento: «A me è stato intimato di spegnere il microfono, di stare zitta, ché altrimenti sarebbe stata chiamata la forza pubblica». Come poi è stato: «Il comandante era visibilmente imbarazzato», secondo la consigliera comunale: «Ha preso atto che non me ne sarei andata dall'aula. Già in passato il consigliere Quas aveva avuto il buon gusto di invitarmi a chiudere il becco e anche stavolta non ha saputo contenere la sua insofferenza di fronte alle osservazioni puntuali e motivate che porto in Consiglio. La sua intimazione stia zitta ripetuta più volte dallo scranno di presidente non onora la carica che riveste». Il battibecco tra il presidente e l'esponente dem non è stata l'unica mela avvelenata della seduta. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino