Cordenons. La consigliera parla oltre il tempo concesso, vigili in Aula per allontanarla

Sabato 1 Ottobre 2022 di Denis De Mauro
Cordenons. La consigliera parla oltre il tempo concesso, vigili in Aula per allontanarla

CORDENONS (PORDENONE) - Un Consiglio comunale molto vivace, per usare un eufemismo, quello cordenonese di giovedì, che ha visto opposti a muso duro il presidente e una consigliera della minoranza. C'è stato perfino l'ingresso in aula del comandante della Polizia locale Giovanni Rorato. Lo aveva chiamato il leghista Elio Quas, dopo che non era riuscito a interrompere l'intervento dell'esponente del Pd Gloria Favret.


IL PRESIDENTE
Secondo Quas, l'avvocatessa aveva sforato il tempo a disposizione e, richiamata più volte, non aveva interrotto il suo discorso.

La seduta era stata sospesa, i vigili avevano poi preso atto che Favret non avrebbe lasciato l'aula di sua spontanea volontà, ma non l'hanno forzata e il presidente Quas ha lasciato le redini del Consiglio al suo vice. Questa una sommaria ricostruzione dell'accaduto che potrebbe - dovrebbe - poter contare sulle immagini della seduta trasmesse sul canale comunale di YouTube, ma quella registrazione non è del tutto disponibile. Prima è rimasta on line per alcune ore. Nella tarda mattinata la comunity segnalava che «era stato rimosso». Più tardi, nel pomeriggio, è ricomparso, ma non vi è traccia dei momenti presumibilmente più interessanti, ossia il confronto a tre tra Quas, Favret e il comandante della Polizia locale. «Non è certo scomparso su mio ordine, lo cercavo anch'io perché dal video si vede esattamente come sono andate le cose» - commenta Quas, che al momento non intende entrare meglio nel merito della questione. Il presidente lascia però intendere che qualche parola non consona alla consigliera sarebbe sfuggita anche nella prima parte della seduta: «Quando non ha risposto al mio ripetuto invito a spegnere il microfono, ha oltraggiato sia la mia figura che le istituzioni» - aggiunge Quas, che rincara: «Di fatto mi ha impedito di svolgere il mio compito. Una cosa molto grave».


LA CONSIGLIERA
Decisamente diversa la ricostruzione dell'accaduto fatta dall'esponente dem. Per Favret, l'atteggiamento di Quas non è nuovo e trasuderebbe un maschilismo già riscontrato, commenta, anche nel precedente presidente Andrea Gobbo. Parentesi: l'attuale presidente del Consiglio non ha mai digerito invece che l'avvocatessa l'abbia misurato «troppo vecchio per il mio ruolo, a 66 anni, quando il candidato sindaco che sosteneva lei ha la mia stessa età» - commenta Quas. Favret riconosce di aver sforato il tempo a disposizione: «Buona parte dei primi otto minuti sul tema delle modifiche allo statuto di Sviluppo e territorio se n'erano andati in domande al presidente del sodalizio. I due minuti per il secondo intervento non sono stati sufficienti». Ne ha usati tre, sforamento che anche secondo un altro esponente delle opposizioni, Paolo Peresson, non è inusuale. Per l'avvocatessa però, quando ad andare fuori tempo massimo sono i colleghi maschi non c'è alcun intervento: «A me è stato intimato di spegnere il microfono, di stare zitta, ché altrimenti sarebbe stata chiamata la forza pubblica». Come poi è stato: «Il comandante era visibilmente imbarazzato», secondo la consigliera comunale: «Ha preso atto che non me ne sarei andata dall'aula. Già in passato il consigliere Quas aveva avuto il buon gusto di invitarmi a chiudere il becco e anche stavolta non ha saputo contenere la sua insofferenza di fronte alle osservazioni puntuali e motivate che porto in Consiglio. La sua intimazione stia zitta ripetuta più volte dallo scranno di presidente non onora la carica che riveste». Il battibecco tra il presidente e l'esponente dem non è stata l'unica mela avvelenata della seduta.

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