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VENEZIA - Un contributo di 5.000 euro dai consiglieri regionali della Lega per finanziare la campagna elettorale delle Politiche. È la richiesta partita a metà della scorsa settimana dalla sede federale di via Bellerio a Milano, indirizzata ai capigruppo del partito nei vari territori, tra cui Mauro Bordin per il Friuli Venezia Giulia e Giuseppe Pan per il Veneto. Un'iniziativa senza precedenti (e senza preavviso, ma già con tanto di specificazione Iban) che ha indispettito non poco i leghisti, i quali a Trieste si sono riuniti giovedì e a Venezia si incontreranno domani.
CHIAMATA
Secondo quanto è trapelato, l'esigenza di un supporto economico alle elezioni per il rinnovo del Parlamento è stata rappresentata attraverso la telefonata di una segretaria, che ha chiamato i presidenti dei vari gruppi regionali della Lega. Curiosità: in Friuli Venezia Giulia il raggruppamento è unitario, guidato appunto da Bordin. Invece in Veneto la situazione è più complessa, tant'è vero che è stato contattato Pan come capo della formazione Liga Veneta per Salvini Premier, ma com'è noto la maggior parte dei leghisti a Palazzo Ferro Fini è tecnicamente iscritta a Zaia Presidente, il cui speaker Alberto Villanova è anche il portavoce dell'intergruppo Lega - Liga Veneta. Questa denominazione era stata assunta lo scorso anno sul piano politico e comunicativo (ma non formale, così da poter mantenere ambedue le strutture, con i relativi spazi e addetti), allo scopo di limare le differenze tra salviniani e zaiani.
SOMMA
Pare però di capire che tutti i consiglieri regionali veneti di fede leghista, indipendentemente dalla lista di appartenenza, debbano sentirsi chiamati a sostenere la causa.
FORMA E SOSTANZA
Tanto a Venezia quanto a Trieste, però, la sollecitazione arrivata da Milano ha causato un notevole malumore sia per il metodo che nel merito. Sul piano della forma, i consiglieri regionali non avrebbero apprezzato il fatto di essere venuti a conoscenza di questa necessità quasi per caso, attraverso il passaparola determinato dalla telefonata ai capigruppo, oltretutto effettuata dagli uffici della Lega senza alcun preventivo confronto politico sul tema. L'irritazione sarebbe poi ancora maggiore sotto il profilo della sostanza, come emerge dagli sfoghi interni di questi giorni, in cui vengono sottolineati due aspetti. Il primo: gli eletti nelle Regioni all'epoca si sono pagati la campagna elettorale due volte, sia sostenendo il partito (versandogli all'inserimento in lista 3.000 euro i debuttanti e 10.000 euro gli uscenti, in caso di elezione ulteriori 10.000 euro), sia coprendo le spese necessarie a conquistarsi le preferenze sul territorio. Il secondo: considerato il meccanismo della legge elettorale per il rinnovo del Parlamento, gli aspiranti deputati e senatori non devono andare a caccia di voti per sé, di conseguenza possono limitarsi al contributo per la Lega (20.000 euro). «Quindi non si capisce perché noi dobbiamo pagare anche la loro campagna elettorale», sbotta un consigliere regionale. «Almeno poi venissimo coinvolti nella scelta dei candidati per la Camera e il Senato: invece no, ci chiamano solo per avere i soldi, un po' troppo comodo», tuona un altro. «Senza contare che non tutti i parlamentari versano i 3.000 euro al mese per il funzionamento del partito, giocando sul fatto che non sono obbligati dalla legge a farlo», insinua un altro ancora.
VERTICI
Il fastidio è già stato espresso nel vertice di giovedì in Friuli Venezia Giulia, ma è pressoché scontato che venga manifestato pure nella convocazione di domani in Veneto. Dopodiché non è escluso che, per evitare polemiche pubbliche a meno di due mesi dal voto, i leghisti finiscano per obbedire all'ordine tramite bonifico. Del resto a Bordin e Pan sono già stati comunicati sia l'importo richiesto che le coordinate bancarie...
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Il Gazzettino