Spese elettorali per la corsa alla Regione: cinque candidati a rischio sanzioni

Palazzo Ferro Fini
VENEZIA - Io era tra color che son sospesi, dice Virgilio a Dante Alighieri nel secondo Canto dell'Inferno. Qui, in un più terreno Palazzo Ferro Fini, i sospesi non...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

VENEZIA - Io era tra color che son sospesi, dice Virgilio a Dante Alighieri nel secondo Canto dell'Inferno. Qui, in un più terreno Palazzo Ferro Fini, i sospesi non sono anime limbicole, ma eletti e non eletti nel consiglio regionale del Veneto che devono rendere conto dei soldi spesi per la campagna del settembre 2020 e rischiano pene salate se continueranno a non farlo: da 5.164,57 a 51.645,68 euro. Un antipasto dell'inferno. Nel salone della Corte d'appello di Venezia sono accatastati i fascicoli. Su ognuno un nome. Su molti due lettere liberatorie, quasi paradisiache: ok. Su altre il nulla, segno che si attendono altri documenti, ulteriori spiegazioni. E poi ci sono i fascicoli che la presidente del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d'Appello di Venezia, Gabriella Zanon, si è portata in ufficio: l'ultimo esame prima del verdetto finale. Sospesi ci sono, tra gli altri, il portavoce dell'opposizione Arturo Lorenzoni e la capogruppo di Europa Verde Cristina Guarda.

L'ISTRUTTORIA

Come riferito dal Gazzettino lo scorso 27 giugno, erano 32 i candidati alle elezioni regionali del Veneto dello scorso 20 settembre 2020 che dovevano dare spiegazioni in merito alle spese sostenute per la propria propaganda. Dieci erano consiglieri regionali eletti, tra cui il presidente dell'assemblea legislativa Roberto Ciambetti (Lega), il candidato sconfitto del centrosinistra Arturo Lorenzoni, il presidente della Quarta commissione Andrea Zanoni (Pd), la pentastellata Erika Baldin. Gli altri 22 erano candidati che non ce l'avevano fatta a entrare a Palazzo Ferro Fini ma che dovevano comunque fornire spiegazioni - e soprattutto pezze giustificative - dei costi sopportati per tentare, ahiloro invano, di farsi eleggere. Complessivamente i 59 consiglieri e assessori eletti nove mesi fa a Palazzo Ferro Fini avevano speso 1.183.422,07 euro.

I NOTIFICATI

Cinque i candidati dai quali la Corte attende ancora i chiarimenti. Hanno ricevuto una mail, poi l'ufficiale giudiziario a casa. Per loro è l'ultima chiamata, poi scatteranno le sanzioni. Stefano Busolin, trevigiano, candidato nella lista Zaia Presidente, non eletto, spese elettorali per 27.435,73 euro, tutte sostenute di tasca propria: deve presentare copia dei documenti di spesa. Mario Fabris, padovano, candidato nella lista di Forza Italia, non eletto, spese elettorali per 3.577 euro: deve presentare copia dei documenti di spesa. Enrico Rinuncini, padovano, candidato nella lista Il Veneto che vogliamo, non eletto, spese elettorali per 10.100,12 euro: deve presentare copia della delibera della società Sacchettificio Corazza che gli ha dato un contributo di 6mila euro. Manuel Brusco, veronese, consigliere regionale uscente del M5s, non eletto, ha dichiarato spese ed entrate per 9.532,12 euro, ma alla Corte d'Appello i conti non tornano: Mancata corrispondenza tra il totale riportato nel prospetto entrate di 9.523,12 euro e quello riportato nell'allegato A di 7.325,42 a titolo di contributi personali. Giandomenico Allegri, veronese, candidato nella lista del Partito Democratico, non eletto, spese elettorali per 43.419,14 euro: i chiarimenti finora forniti non sono sufficienti, la Corte vuole dettagliate spiegazioni sulle fatture emesse e sulle note di accrediti della società Flyeralarm, quella che gli ha stampato i manifesti.

LE POSIZIONI CRITICHE

Le posizione più critica è quella di Cristina Guarda, vicentina, al secondo mandato, capogruppo di Europa Verde: le viene contestato il fatto che, con una cifra di poco superiore ai 16mila euro, non ha aperto un conto corrente pur avendo un mandatario e, inoltre, non ha prodotto né fatture né scontrini relativi alle spese. Quando si superano i 2.500 euro di spesa bisogna infatti avere un mandatario il quale deve aprire un apposito conto corrente. Guarda, nella lettera spedita alla Corte d'Appello il 1° luglio, ha allegato i titoli di spesa e si è così giustificata: «Per quanto riguarda numero 2 acquisti di beni alimentari non avendo più a disposizione le ricevute fiscali, ho provveduto a fornirvi la certificazione di addebito sul conto corrente dei pagamenti, avvenuti tramite Pos per un totale di 121,60 euro (...) Gli acquisti sono avvenuti il 23 luglio presso la Alle Acque Piazza e Tradizione e presso Pizza a Pezzi». E il conto corrente del mandatario?
Ad Arturo Lorenzoni, candidato presidente della Regione per il centrosinistra, spese elettorali per 68.683,52 euro, era stato principalmente contestato il superamento del budget massimo di spesa. «Il vostro è un refuso», ha ribattuto Lorenzoni. In ballo c'è il calcolo del budget per i candidati governatori: 38.802,85 euro più 0,0061 euro per ogni residente nella regione. Ma quanti sono i residenti? La Corte d'Appello si è basata sul censimento del 2011, Lorenzoni sui dati del Sistema statistico regionale. La differenza è minima, ma uno dei due dovrà cedere. Si vedrà domani chi.

AL VAGLIO

Pare abbia superato l'esame, ma per l'ok definitivo si attende il pronunciamento del Collegio che si riunirà domani, il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti, Lega. E con lui anche Maria Bigon, Pd; Tomas Piccinini, Lista Veneta Autonomia; Stefano Valdegamberi, Zaia Presidente, ora Gruppo Misto; Erika Baldin, M5s; Gianpiero Possamai, Lega; Andrea Zanoni, Pd; Daniele Polato, FdI. Sarebbero in regola anche i seguenti candidati non eletti: Riccardo Szumski, Partito dei Veneti, Stefano Barbieri, Pd; Mirko Patron, Forza Italia; Monica Giordani, Zaia Presidente; Massimo Campagnolo, FdI; Diego Crivellari, Pd; Stefano Artuso, Pd; Loredana Borghesan, FI; Massimiliano Barison, Lista Veneta Autonomia; Claudio Melotti, FI; Gaia Maschio, FI; Michele Celeghin, FI; Giovanna Negro, Lista Veneta Autonomia; Andrea Cecchelero, Lega; Otello Bergamo, FI; Carlo Guglielmo, FI; Maria Cristina Sandrin, FdI. Lo stesso dicasi di Sebastiano Sartoretto che era candidato sindaco a Castelfranco e Francesca Dovigo, candidata sindaco a Lonigo.

IL COMUNE

Anche in Comune di Venezia ci sono quattro sospesi: i candidati sindaci Giovanni Martini e Marco Gasparinetti, eletti poi consiglieri comunali; l'assessore Renato Boraso; il candidato non eletto consigliere Massimo Stefani. Gasparinetti e Martini hanno integrato la documentazione. Boraso, accusato di aver sforato il budget, si è scusato dicendo di aver sommato le proprie spese elettorali con quella della propria lista civica in corsa nella Municipalità di Favaro. Stefani è quello più a rischio: in lista con FdI, non eletto, ha speso 38.501,53 euro, molto più del consentito. «Inesperienza e buona fede», si è giustificato. Peccato che la legge non ammetta ignoranza: il Collegio sarà clemente?
 

Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino