Confagricoltura al prefetto: «Nessuna notizia dei 150 braccianti stranieri promessi a febbraio»

Problemi stagionali di manodopera nelle coltivazioni
PADOVA - Sono 150 i lavoratori agricoli extracomunitari che mancano alle aziende padovane del settore e che erano stati richiesti a febbraio attraverso il Decreto flussi....

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PADOVA - Sono 150 i lavoratori agricoli extracomunitari che mancano alle aziende padovane del settore e che erano stati richiesti a febbraio attraverso il Decreto flussi. Un’assenza pesante (tanto che le domande erano originariamente 163), che colpisce in uno dei periodi di maggior necessità e che va ad aggravare il problema della carenza di manodopera. Per questo ieri Confagricoltura Padova ha incontrato il prefetto Raffaele Grassi, impegnatosi a sollecitare il governo per garantire l’arrivo dei braccianti.


Anche perché il bisogno di forza lavoro non è l’unica criticità per l’agricoltura padovana, minacciata pure dai cinghiali e dal connesso rischio di peste suina africana, nonché dai fortissimi rincari e dalla carenza idrica. Una nota positiva viene invece dall’imminente raccolto delle ciliegie: dopo la batosta del 2021, il raccolto di quest’anno fa ben sperare Coldiretti.


LA SITUAZIONE
«Non si sa ancora quando arriveranno i lavoratori stranieri richiesti a febbraio: è una situazione che sta creando gravi disagi» hanno spiegato dopo l’incontro in Prefettura il presidente provinciale di Confagricoltura, Michele Barbetta, il direttore Renzo Cavestro e il vicepresidente nazionale Giordano Emo Capodilista. Il decreto prevede, a livello nazionale, che le aziende possano chiedere l’arrivo di lavoratori da Paesi di Europa, Asia, Africa e Centro America soprattutto per i lavori stagionali, a partire dall’agricoltura e dal turismo. In Italia a questi due settori ne sono stati assegnati 42mila e nel Padovano ne erano stati richiesti 163.
«Il prefetto ha spiegato che il Ministero ce ne ha accordati 150, ma ancora non ve ne è traccia – ha aggiunto Confagricoltura – Sta iniziando la raccolta, per cui le aziende sono obbligate a trovare manodopera in altro modo. Ad esempio con il ricorso al lavoro in appalto, col rischio di incappare in ditte appaltatrici poco affidabili. Le cause del ritardo sono burocratiche, dovute a uffici chiusi e personale pubblico in smart working. Ma il rischio è che i lavoratori arrivino fra tre mesi, considerando che ormai non si trovano più braccianti nemmeno da Polonia e Romania, a cui conviene di più rientrare nei Paesi d’origine, e che il lavoro agricolo stagionale non è cumulabile con il reddito di cittadinanza». Per quanto riguarda siccità, animali e rincari, il prefetto ha assicurato che le farà presenti al governo e, nel caso dei cinghiali, convocherà un tavolo con gli enti interessati dal problema.


LO SPIRAGLIO


In questo quadro funesto a tirare un sospiro di sollievo è Coldiretti Padova guardando al raccolto delle ciliegie sui colli Euganei. «Dopo la batosta del 2021, con la produzione decimata da gelate, grandine, parassiti e gazze, le ciliegie quest’anno saranno abbondanti e di ottima qualità – spiega l’associazione – Contiamo, nei nostri 50 ettari, di tornare a 2.800 quintali prodotti». «Le piante sono sane e le condizioni ideali, servirebbe un po’ di pioggia – aggiunge Antonio Ferraretto, coltivatore di Calaone – Resta il problema delle gazze, mentre dai cinghiali ci difendiamo con le recinzioni. Altra incognita sarà l’andamento dei prezzi nel confronto fra Nord e Sud».

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Il Gazzettino