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Risuona oggi l'ultima chiamata per il futuro del Pronto soccorso in Veneto. Scade infatti alle 18 il termine per la partecipazione al concorso, bandito da Azienda Zero, per l'assunzione a tempo indeterminato di 154 medici per la disciplina di Emergenza-urgenza: «È l'ora di te», lancia l'appello via social l'assessore regionale Manuela Lanzarin, rivolgendosi idealmente a un camice bianco che senta la responsabilità di contribuire a coprire la carenza, calcolata ancora tre mesi fa in 229 buchi in organico. Il rischio però è che gli specialisti preferiscano l'ingaggio a gettone, alimentando così un fenomeno che anche in altri reparti appare sempre più fuori controllo.
«Faccio il medico da 35 anni e sono passato da santo a drago con le fauci fiammeggianti»
Medici e infermieri a gettone
Sia chiaro: gli affidamenti alle imprese esterne rientrano pienamente nel perimetro della normativa. Ma come evidenziato recentemente dall'Anac, «il far west dei contratti» è tale da richiedere un intervento dei ministeri della Salute e pure delle Finanze, considerato il «grande impatto economico sulla spesa pubblica». Su questo fronte, la Regione si è distinta dalle altre raccomandando alle aziende sanitarie e ospedaliere di rispettare il limite di 100 euro all'ora, nel momento in cui sono costrette a cercare all'esterno i professionisti mancanti. Così in effetti è appena successo ad Adria, dove l'Ulss 5 Polesana ha aggiudicato al raggruppamento formato dalle ditte Mst Group e Bmc H24 Assistance il servizio di medicalizzazione del 118 e di supporto all'assistenza medica del Pronto soccorso per un anno, rinnovabile per un altro, al costo di 1.200 euro per ciascun turno di 12 ore.
Le trattative
A volte, però, succede che quel tetto si trasformi in un boomerang. È accaduto sempre in Polesine, in questo caso per l'assistenza medica pediatrica negli ospedali di Rovigo e di Adria.
Gli stipendi
A fronte di questo scenario, il concorso in scadenza oggi pomeriggio prefigura la garanzia del posto fisso, però con una paga nettamente inferiore, secondo quanto prevede il contratto nazionale di lavoro.
Lo dice Giovanni Leoni, segretario veneto del sindacato Cimo-Fesmed. Il confronto sull'importo orario lordo è emblematico: 39 euro, anziché i 100 dei gettonisti, per quanto questi ultimi non abbiano il riconoscimento di ferie, malattia e contributi previdenziali. La riflessione di Leoni è amara: «Su queste basi il mercato libero detterà legge. Ma qui si parla del Sistema sanitario nazionale, non di un prodotto di consumo».
Il Gazzettino