Concordia Sagittaria. Folle di gelosia: pedina la moglie, le sputa addosso e le mette le mani al collo. 50enne condannato a 2 anni e 6 mesi

Concordia Sagittaria. Folle di gelosia: pedina la moglie, le sputa addosso e le mette le mani al collo. 50enne condannato a 2 anni e 6 mesi
CONCORDIA SAGITTARIA - Maltratta la moglie, condannato a due anni e sei mesi. Il Tribunale di Pordenone ha condannato S.M., un cinquantenne di Concordia Sagittaria, per il reato...

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CONCORDIA SAGITTARIA - Maltratta la moglie, condannato a due anni e sei mesi. Il Tribunale di Pordenone ha condannato S.M., un cinquantenne di Concordia Sagittaria, per il reato di maltrattamenti. Il deposito della sentenza avverrà entro 90 giorni dalla lettura del dispositivo. Il concordiese è stato condannato perché nei confronti della moglie, oggi ex, aveva comportamenti umilianti, tesi a denigrare e a controllare. Una gelosia ossessiva la sua che è sfociata in pedinamenti e accuse di avere incontri notturni a casa con altri uomini. Condotte abituali, persistite nel tempo e reiterate. Non solo, l'uomo è arrivato anche a minacciare la moglie di morte, a sputarle addosso, a stringerle il collo e a lanciare contro di lei oggetti pesanti che per fortuna non l'avevano colpita. S.M. è stato condannato anche al pagamento di 20mila euro a titolo di provvisionale a favore della donna, costituitasi parte civile. Dovrà rifondere le spese di costituzione di parte civile, nonché le spese processuali. Il processo era iniziato quasi tre anni fa e al dibattimento hanno partecipato una decina di testimoni. In precedenza, le indagini erano durate quasi due anni, quando ancora non era in vigore il cosiddetto Codice Rosso.

CODICE ROSSO

La donna, dopo lunghe vessazioni, violenze, angosce e patimenti, aveva avuto il coraggio di denunciare il marito, avviando anche la procedura di separazione nei suoi riguardi. Nel suo difficile percorso, si era rivolta anche al Centro Antiviolenza di Portogruaro, dove ha trovato ascolto e assistenza, anche nell'integrazione della querela inizialmente proposta, dato che le condotte persecutorie del marito sono continuate dopo la prima denuncia. Il suo racconto è avvenuto alla stazione dei Carabinieri di Portogruaro, davanti ad un Luogotenente specificamente formato a trattare casi simili, nell'ambito della Rete territoriale antiviolenza. Il Pubblico Ministero aveva però inizialmente richiesto l'assoluzione dell'imputato, ritenendo difettasse l'elemento dell'abitualità e che fosse intervenuta la prescrizione. È stata, quindi, necessaria un'accesa e appassionata discussione finale per far ottenere giustizia alla donna. I reati di maltrattamenti in famiglia ha spiegato l'avvocato difensore della donna, Luigino Mior - sono quelli che più difficilmente riescono ad aver testimoni degli illeciti commessi, anche se, in questo caso, le condotte dell'imputato contro la moglie erano state fatte oggetto di puntuale testimonianza di svariate persone che lo avevano visto insultare, denigrare, svilire e controllare in ogni aspetto della sua vita, anche sul posto di lavoro, oltre che nei momenti di semplicissimo svago, come l'andare a prendere un caffè o fare una passeggiata.

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Il Gazzettino