ROVIGO - Non c'è più alcuna speranza per il chiosco di piazza Merlin. La gelateria Le Fontane non sarà più riaperta e la struttura, dopo il 14...
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NESSUNA OPZIONE
Vettorato aggiunge che «non ci hanno mai offerto di spostare il chiosco in un parco, come hanno affermato gli amministratori alla stampa. Il Comune ci ha solo ordinato lo sgombero, senza possibilità di discutere un'eventuale proroga. Il 18 maggio ho partecipato a una riunione in Comune, alla presenza del sindaco Massimo Bergamin e degli assessori Saccardin, Paulon e Sguotti. Presente al tavolo anche Ascom Concommercio. Con l'occasione, i tecnici del Comune hanno ribadito che non esiste possibilità di rinnovo della concessione in essere e che l'area tornerà di proprietà del Comune».
Il sindaco, riferisce la titolare, ha fatto sapere che nei prossimi mesi la giunta deciderà se adibire l'area a un'altra destinazione o se continuare a prevedere l'esistenza di un pubblico esercizio. Bergamin, inoltre, durante la riunione ha spiegato che il Comune non deve alcunché ai titolari del chiosco. Anche se in quel punto sorgerà un nuovo chiosco, Zago e Vettorato non si vedranno riconoscere il diritto cosiddetto di avviamento dell'attività. Bergamin avrebbe «rassicurato» i titolari invitandoli a «provare» a vendere la struttura a chi, nel caso, succederà con una nuova attività di bar e gelateria.
BEFFATI
«Oltre al danno, la beffa - commenta la titolare - abbiamo investito 230 milioni di vecchie lire, più altri 180 di arredamento, e abbiamo portato avanti, pagando le tasse, un'attività commerciale in centro storico e ora il Comune ci chiede di spendere altri 40mila euro per abbatterla. Avevamo trovato degli acquirenti per la nostra attività, volevamo infatti venderlo, ma il Comune ci ha negato la proroga per altri 9 anni. Quei soldi ci sarebbero serviti per andare in pensione. Regaliamo il chiosco al Comune, ne faccia quello che vuole. Noi siamo in cerca di lavoro».
Vettorato conclude spiegando che «avevo chiesto una mano a Saccardin e Paulon per trovare, almeno, un lavoro a mio figlio, ma nessuno ci ha aiutati. Siamo stati messi alla porta dopo avere dato per oltre vent'anni decoro a questa piazza, un tempo frequentata dai centri sociali». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino