La Cisl affianca i sindaci: «La galleria non puo' essere chiusa finché non ci saranno strade alternative»

La galleria Comelico
SANTO STEFANO DI CADORE - Prima della chiusura della galleria...

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SANTO STEFANO DI CADORE - Prima della chiusura della galleria Comelico, con qualsiasi formula, va predisposto un serio piano alternativo, che garantisca salute, sicurezza ed eviti l’isolamento. Lo sostiene Massimiliano Paglini, segretario generale della Cisl Belluno Treviso. Come noto, in aprile è prevista l’apertura del cantiere all’interno del traforo. Per permettere i lavori, di 745 giorni, ritenuti da Anas non per immediato rischio ma necessari per adeguare il tunnel alle normative europee, la società ha deciso di chiudere totalmente la galleria nelle ore notturne e di lasciarla aperta, a fasce alterne, presumibilmente di mezz’ora in entrata o uscita, dalle 6.30 alle 20. Ma qualsiasi forma di stop, completo o alternato, viene rifiutato dal territorio, con i sindaci in testa, se prima non viene definita un’alternativa, che non può coincidere con il passo Sant’Antonio. “Senza la predisposizione di una soluzione alternativa che non generi il totale isolamento della vallata – afferma Paglini – la chiusura della galleria è una prospettiva drammatica che richiede risposte urgenti e indifferibili, il rischio è la morte della valle. Sarebbe un onere insostenibile per gli abitanti del Comelico, un disastro per tutta la comunità e per la sua economia, un colpo mortale per una valle già messa a dura prova dalla pandemia e dallo spopolamento”. Paglini chiede di fermare il progetto di chiusura entro giugno e di pianificare rapidamente un programma alternativo. “Non si può non tener conto delle istanze del territorio, delle richieste dei sindaci comeliani e delle associazioni – prosegue –. Vanno messe in campo le risorse per un progetto che consenta di programmare i lavori di manutenzione e contestualmente di gettare le basi per ripensare i collegamenti interni delle terre alte, nell’ambito delle connessioni infrastrutturali europee, che non sono altro che un pezzo fondamentale dei collegamenti per la provincia e per l’intera regione”. Secondo il segretario generale della Cisl, la vicenda del tunnel del Comelico mette in luce ancora una volta la vitale necessità per la provincia di fare rete e progettare strategicamente il futuro di crescita e sviluppo del territorio bellunese. “La provincia – evidenzia Paglini – ha bisogno di collegamenti, non di chiusure, di un anello ferroviario con Trento e Bolzano e di un collegamento a nord verso l’Europa e i corridoi pan-europei, una soluzione che deve partire dallo sviluppo della viabilità esistente. È necessario superare certi campanilismi e l’immobilismo che purtroppo da tempo caratterizzano questa provincia. È giunto il tempo che tutte le forze sociali, economiche e politiche si impegnino per condividere una visione comune per la rinascita del Bellunese”.

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Il Gazzettino