«Mi sono dimesso da cittadino dello Stato italiano: ora vivo libero, sono un Ir»

dimettersi da cittadino dello Stato italiano, Massimo Affro di Trichiana lo ha fatto
BELLUNO - Dimettersi da cittadini di uno Stato e vivere senza lacci, laccioli, tasse, obblighi e diventare liberi. O meglio soggetti di diritto internazionale, come dicono...

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BELLUNO - Dimettersi da cittadini di uno Stato e vivere senza lacci, laccioli, tasse, obblighi e diventare liberi. O meglio soggetti di diritto internazionale, come dicono loro. È il popolo unico, o come si definiscono loro legali rappresentanti brevemente lr. Sono ormai diversi anche nel Bellunese: una ventina di ex-cittadini che non son più registrati all'anagrafe con nome e cognome in maiuscolo e l'atto di nascita. C'è una famiglia che non ha nemmeno registrato il neonato. «È nato libero», dicono. Questa sera si incontreranno a Mel per confrontarsi e scambiarsi opinioni e suggerimenti. Tra loro, nel popolo unico, anche Massimo Affro di Trichiana, comune di Borgo Valbelluna. È lui a raccontare come si vive da lr. Affro ha 52 anni, compagna e famiglia un lavoro part time come insegnante di arti marziali, dipendente, e un altro da libero professionista. Nella sua famiglia sono liberi, non sono cittadini: Affro non lo è ormai dal 2017 e non potrebbe essere più felice. «Mi sono avvicinato al popolo unico- racconta Massimo - qualche anno fa, quando mi sono scontrato con l'obbligo vaccinale. Non capivo come lo Stato  potesse impormi di fare qualcosa che non ritenevo giusto per i miei figli. L'unico figlio che ho vaccinato era andato in coma convulsivo per quella iniezione. Poi si è ripresa, ma da lì ho deciso che non avrei più voluto che lo Stato decidesse per i miei figli e per me e ho voluto capire come potessero permettersi di dirmi quello che dovevo fare».


Così il 52enne di Trichiana, si informa, studia e capisce che può fare qualcosa per cambiare quella situazione. «Era il luglio 2017 - prosegue - ho depositato al protocollo dell'anagrafe del Comune di Trichiana una autocertificazione in cui attesto di essere un essere umano attualmente in vita, generato e attesto la mia legale rappresentanza. In questo modo ho preso in mano la mia vita e poi quella della mia famiglia. Ho notificato all'Agenzia delle entrate una diffida dichiarando che tutti i contratti generati sulla mia persona sono nulli e li ho diffidati». Lui, come gli altri lr sottostanno, dicono, solo alle Convenzioni di Ginevra, ovvero la base del diritto internazionale umanitario. Sono una sorta di migranti italiani. E come si fa a vivere senza documenti, senza passaporto, senza patente, senza tessera sanitaria? «Noi ci siamo presi in mano la nostra vita - dice -. Io l'aereo lo prendo in Italia, la macchina la guido e se voglio andare all'estro chiederò un visto all'ambasciata. Se vado all'ospedale mi curano, anche prima dei cittadini». 
Olivia Bonetti Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino