Poroschenko, revocata cittadinanza onoraria. Ucraina: "burattini" di Putin

Petro Poroschenko
Consiglio comunale di Verona ha approvato, nella seduta di ieri, la revoca della cittadinanza onoraria a Petro Poroschenko, con 28 voti favorevoli e 4 contrati della Lista Tosi e...

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Consiglio comunale di Verona ha approvato, nella seduta di ieri, la revoca della cittadinanza onoraria a Petro Poroschenko, con 28 voti favorevoli e 4 contrati della Lista Tosi e Ama Verona. Secondo la delibera di revoca «la precedente Amministrazione comunale aveva concesso in modo frettoloso e superficiale la cittadinanza onoraria della città di Verona al presidente ucraino Petro Poroshenko, per presunti e discutibili meriti in ordine al ritrovamento in Ucraina, delle opere d'arte trafugate al museo di Castelvecchio il 19 novembre del 2015. Nella realtà - rileva la motivazione -le indagini per il ritrovamento delle opere sono state svolte dalle autorità locali. Inoltre, il conferimento di tale onorificenza ha suscitato notevoli dubbi e dissensi sia a livello politico che dell'opinione pubblica veronese per la mancanza di una vera e propria discussione sulla sua concessione».


La revoca della cittadinanza onoraria al presidente ucraino Petro Poroschenko, decisa dal Comune di Verona, è per l'ambasciata Ucraina «un atto provocatorio preparato ad arte dal regime del Cremlino ed eseguito da forze politiche locali che si prestano ad uno sporco gioco politico». Lo afferma - in una nota - Yevhen Perelygin, Ambasciatore di Ucraina in Italia. «Se alcuni politici vogliono essere i burattini di Putin, allora io non posso ostacolare di esserlo» scrive Moshkola. «La decisione della maggioranza del Consiglio comunale di Verona - aggiunge - è un atto solo provocatorio, lontano dagli interessi dei cittadini veronesi e dai principi europei».

«Non è la prima volta negli ultimi anni, non appena l'Ucraina intraprende i passi importanti sulla via di riforme e sulla strada dell'integrazione europea - conclude - che riceviamo in risposta un bouquet di provocazioni preparate ad arte dal regime del Cremlino, ed eseguito da alcune forze politiche locali, strumento dello sporco gioco politico»
.

LA REPLICA DEL COMUNE

«Il Consiglio comunale di Verona non è il burattino di nessuno, agisce e delibera in rappresentanza dei propri elettori e di nessun altro. È ai veronesi che noi rendiamo conto e dei quali interpretiamo le istanze». È la replica del sindaco di Verona, Federico Sboarina, alle affermazione dell'ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin. Per Sboarina l'indipendenza dell'azione del Consiglio «è dimostrata dal fatto che la delibera di revoca della cittadinanza onoraria al presidente ucraino Poroshenko è stata votata dai consiglieri di maggioranza e di minoranza, ad eccezione dei consiglieri della precedente amministrazione che infatti aveva concesso la cittadinanza in maniera frettolosa e poco circostanziata». «Infatti - ha proseguito Sboarina - , dal ritrovamento a Odessa dei quadri rubati a Castelvecchio al loro ritorno a Verona sono passati sette mesi». «La cittadinanza è un alto riconoscimento onorifico - ha concluso - che va dato a chi ha fatto tanto per Verona, e abbiamo ritenuto che non gli si dovesse riconoscere questo merito. La città di Verona non è nemica dell'Ucraina e dei suoi cittadini, semplicemente ha posto rimedio ad un atto non condiviso. Non spetta al nostro consiglio comunale entrare nelle questioni internazionali».
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Il Gazzettino