Depredate le tombe dei giovani, scatta la denuncia ai carabinieri

Il funerale di Alessio Tisot in cimitero a Santa Giustina nel 2006
Colpire una tomba vuol dire colpire il cuore di chi soffre e che fatica ogni giorno per trovare un motivo per andare avanti. Soprattutto se in quella tomba riposa un ragazzo...

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Colpire una tomba vuol dire colpire il cuore di chi soffre e che fatica ogni giorno per trovare un motivo per andare avanti. Soprattutto se in quella tomba riposa un ragazzo giovane, un figlio, un nipote, un amico. Eppure c’è chi non si fa nessuno scrupolo nell’entrare nei cimiteri e portarsi via oggetti, ricordi, pensieri. È accaduto nei giorni scorsi a Santa Giustina dove, per l’ennesima volta, ignoti hanno sottratto degli oggetti lasciati sulle tombe di Alessio e di Sarah, due giovani prematuramente scomparsi. Questa volta le famiglie hanno detto basta e hanno deciso, su consiglio della polizia locale, di denunciare questi atti alle forze dell’ordine. 

I FATTI
«Sono atti insopportabili quelli che vengono fatti a Santa Giustina ma che sappiamo essere diffusi un po’ in tutti i cimiteri – commenta Moira Fiorot, mamma di Alessio - Quello che per me e per un’altra mamma fa ancora più male è che non vengono presi i fiori, che magari vengono messi in un’altra tomba, ma oggetti portati da amici e conoscenti e che quindi, chi li sottrae, poi se li porta a casa». In questo caso sono state colpite le tombe di Alessio e di un’altra ragazza ma sono anche altre le tombe che vengono prese di mira, solitamente sempre quelle di giovani dove è più facile si trovino degli oggetti. I periodi in cui questi furti accadono sono sempre gli stessi. «In questi dodici anni purtroppo ci siamo fatti una casistica – sottolinea la mamma - I furti avvengono sempre in periodi di festa o di vacanza, quindi a ferragosto, Natale, Pasqua, il giorno dei morti, di giorno e solitamente nei fine settimana». Ora è giunta la decisione di denunciare. «Sono anni che i furti si susseguono e questa volta abbiamo ritenuto, insieme ai vigili, di denunciare il fatto ai carabinieri in modo tale da dare anche un po’ più di libertà nel fare degli accertamenti», spiega la Fiorot.
L’ORGOGLIO

La forza di queste famiglie che vivono questi grandi dolori è evidente. Lo si evince anche dalle parole di mamma Moira quando afferma che «se le forze dell’ordine dovessero individuare coloro che compiono questi atti né io né l’altra mamma vorremmo sapere di chi si tratta. Non ci interessa. Quello che desidero è che venga spiegato loro quello che stanno facendo, il dolore che provocano. Vogliamo che venga riservata loro una lezione di umanità».
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Il Gazzettino