Il cimbro rivive in un disco pop grazie al trevigiano Joe Schievano e all'attrice e cantautrice Maria Roveran

Il cimbro rivive in un disco pop grazie al trevigiano Joe Schievano e all'attrice e cantautrice Maria Roveran
TREVISO - Le lingue muoiono se la musica tace. Finchè invece resta anche solo una nenia mandata a memoria, resta la speranza. Così è per le lingue minori, la...

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TREVISO - Le lingue muoiono se la musica tace. Finchè invece resta anche solo una nenia mandata a memoria, resta la speranza. Così è per le lingue minori, la cui resistenza è affidata al gesto poetico o artistico. Il cimbro raccoglie territori, storie, arcate di monte. Tra Treviso, Vicenza e Trento. Raccoglie solitudini e isolamenti. Ma esiste perchè c'è una comunità che non si rassegna. Il linguaggio è radice. «E in tempi malfermi come quelli attuali, sempre più persone sentono il bisogno di trovare radici, di aggrapparsi a qualcosa di fermo e stabile». Così Joe Schievano, musicista e sound designer trevigiano racconta il principio che ha ispirato Naüge Beng - Strade Nuove, il nuovo disco creato insieme all'attrice-cantautrice Maria Roveran e sostenuto dall'istituto cimbro di Luserna uscito ieri su tutte le piattaforme digitali. «La produzione - spiega Schievano - nasce da un incontro speciale, per proporsi come un sentiero nuovo attraverso cui incontrare l'altro, una strada nuova (appunto) per far conoscere la lingua e la cultura cimbra attraverso il potere della musica». 

LA PRODUZIONE

Il disco raccoglie dieci tracce: inediti, cover e brani di tradizione, che rendono omaggio a un idioma antico, il cimbro. Tutte le tracce sono state scritte e cantate in questa lingua, che con grande tenacia e non senza fatica, sta tentando oggi di sopravvivere alla globalizzazione linguistica e ai molteplici fenomeni sociali e demografici che ne mettono quotidianamente a repentaglio la trasmissione alle nuove generazioni. «Io e Maria abbiamo volutamente esplorato tanti generi, facendo anche delle cover di brani celebri, ascoltando tutto ciò che potevamo sulla musica cimbra. Io ho creato le musiche, Maria i testi. Insieme all'istituto cimbro di Luserna abbiamo adattato metrica e traduzione». 

LA TRADIZIONE

Tre brani, poi, sono stati prodotti a partire dalla tradizione popolare cimbra: una poesia, una filastrocca e una ninna nanna, arrangiate in chiave contemporanea, fondendo tra loro il suono di strumenti analogici ed elettronici. «Le cover di All of Me, brano di repertorio jazz e della tradizionale ballad inglese Scarborough Fair, sono state prima tradotte in italiano, riadattate e successivamente ri-tradotte in lingua cimbra» aggiunge il compositore trevigiano. Cinque sono poi i brani inediti scritti dalla stessa Roveran, due dei quali interamente dedicati a Luserna (Lusérn) e ai suoi abitanti. «C'è una sorta di idillio con questo luogo. Maria ci ha girato il film Resina, e il progetto nasce dall'incontro fraterno con uan comunità che non si rassegna all'abbandono. Per questo abbiamo inserito brani techno. Il prodotto deve stimolare nei giovani la curiosità e l'amore per una lingua antica». 

LA RICERCA

Luserna si trova sull'Altopiano di Asiago, già in provincia di Trento. «Il lavoro di ricerca è stato profondo e ci ha portato a interfacciarci continuamente con l'Istituto Cimbro Kulturinstitut Lusérn e con i suoi ricercatori» aggiunge Schievano. Un'identità complessa quella del cimbro, non solamente da un punto di vista linguistico, ma anche culturale ed esistenziale, che fonda le proprie radici nel Sud della Germania per giungere in seguito a fenomeni migratori avvenuti nel corso del XI secolo, sino alle regioni del Nord Italia: Prealpi veneto-trentine, terre in cui i primi Cimbri hanno trovato dimora giungendo fino ai giorni nostri. In pochi conoscono l'esistenza di questo idioma, che corrisponde a un medio-alto tedesco con influssi di antico tedesco nella versione bavarese. La cultura cimbra è diffusa fino al Cansiglio, dove questo prodotto discografico potrà arrivare a riaccendere interesse e attenzione. Ma il disco di Roveran e Schievano si pone oltre il confide di una lingua dimenticata. Affronta il tema più ampio e coinvolgente di lingue e dialetti di margine, spesso rianimati dalla musica. «Comporre o arrangiare per brani cantati in una lingua fino a poco tempo fa a me sconosciuta, mi ha confermato ancora una volta che la musica è un grande ponte dove tutto si può attraversare» conclude il musicista.

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Il Gazzettino