Muore il cigno reale salvato, l'Enpa: «Forse è stato avvelenato»

Il cigno reale salvato da Franco Visentin e poi morto
ODERZO - Non c’è l’ha fatta il cigno reale recuperato ieri, sabato 2 gennaio, nella proprietà Visentin, a Colfrancui. Il volatile, un...

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ODERZO - Non c’è l’ha fatta il cigno reale recuperato ieri, sabato 2 gennaio, nella proprietà Visentin, a Colfrancui. Il volatile, un bell’esemplare giovane, è morto dopo esser stato trasportato a Conegliano da un volontario dell’Enpa. A ritrovarlo, spaventato mentre cercava di nascondersi sotto del legname, era stato Franco Visentin che sabato mattina si era recato appunto alla casa di famiglia, nei pressi del fiume Lia. Il cigno era accucciato all’esterno e, nel timore che fosse ferito, l’uomo ha cercato di mettersi in contatto con qualcuno che lo potesse aiutare. «Ho passato gran parte della mattinata al telefono – racconta la moglie Vanna Zanini – componendo numeri che squillavano sempre a vuoto. Alla fine, grazie al Gazzettino, ho avuto il contatto dell’Enpa». L’ente a sua volta ha messo la signora in contatto con un volontario di Conegliano che è così arrivato a Colfrancui. 


LA SORPRESA
«Il cigno era vigile – racconta il volontario Giuliano – non presentava ferite, solo che, cosa molto strana, non si difendeva. I cigni sono molto reattivi, allargano le ali, tentano di beccare.  Il cigno non ha fatto niente di tutto questo. Sembrava molto spaventato, tentava di nascondersi. Per questo un’ipotesi è che fosse stato terrorizzato dai botti e che il cuore ne sia stato danneggiato in modo irreversibile. Altra ipotesi è quella dell’avvelenamento da piombo. I cigni frugano con il becco i fondali e possono raccogliere i pallini di piombo sparati dai cacciatori. Si depositano nello smeriglio ed avvelenano l’animale».
IL DUBBIO

«C’è pure l’ipotesi che abbia ingerito un boccone avvelenato – aggiunge Adriano De Stefano di Enpa Treviso - In questo caso è urgente intervenire con l’autopsia del cigno. Se c’è l’avvelenamento da boccone, bisogna isolare la zona, gli argini sono percorsi ogni giorno da molti animali di compagnia, oltre che da persone, senza contare tutte le bestiole selvatiche». Dopo la morte il cigno è stato preso in consegna dalle guardie zoofile che lo invieranno all’Istituto zooprofilattico. «È importante capire di cosa è morto, per la tranquillità di tutta la comunità – insiste De Stefano - Voglio anche evidenziare la grande difficoltà che si è venuta a creare con la sospensione, a partire dal 1° gennaio, del servizio provinciale di recupero della fauna selvatica in difficoltà. Viene lasciato tutto al buon cuore ed alla disponibilità dei volontari».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino