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BORGO VALBELLUNA - Il giorno dopo l'annuncio della proprietà di voler chiudere lo stabilimento Ideal Standard di Trichiana non è lo sconforto a dominare la scena. Subito sono state indette dai sindacati due giornate di sciopero, ieri la prima, oggi la seconda e l'organizzazione di un'assemblea unitaria in cui fare il punto su quanto sta accadendo. La situazione è drammatica: a rischio ci sono 450 posti di lavoro, ma c'è anche chi vede qualche spiraglio di luce. Il settore della ceramica è in crescita e qualche imprenditore potrebbe decidere di puntare su Trichiana. Ma la Ideal Standard consentirà alla cessione dello stabilimento bellunese? Le premesse fanno ben sperare. Oltre all'apertura data al tavolo del Mise mercoledì, c'è anche un retroscena. Preoccupa la situazione finanziaria di Ideal Standard, il fondo che ha la proprietà vorrebbe cederla ad un gruppo Turco; per farlo deve liberarsi dei rami più costosi. Usando criteri strettamente finanziari, circostanza che ha fatto finire nel mirino proprio Trichiana. La notizia è arrivata mercoledì come una doccia gelata. La Ideal ha annunciato, durante un tavolo al Mise in cui avrebbe dovuto presentare il piano industriale per i prossimi anni, di voler chiudere lo stabilimento di Trichiana in quanto non più economicamente vantaggioso. Dopo mesi quindi in cui la proprietà ha negato di voler chiudere, ora scopre le sue carte. E annuncia la decisione di spostare la produzione negli altri stabilimenti europei del gruppo.
IL GIORNO DOPO
Ieri il confronto fra lavoratori e sindacati. «C'è tanta rabbia, da parte nostra e dei lavoratori, contro questi dirigenti che in questi mesi hanno mentito, sapendo di mentire afferma Denise Casanova della Filctem -.
LE RICHIESTE
Casanova spiega che «Abbiamo un primo incontro il 5 novembre in regione del Veneto, da cui dovrebbe uscire una sorta di protocollo di intenti in cui l'azienda conferma la cessione dello stabilimento, degli impianti e del marchio da presentare poi ad un secondo incontro, in programma il 17 novembre al Mise. Proprio a fronte dell'apertura dell'azienda, dopo le due giornate di sciopero ci sarà una sorta di pace sociale fino a venerdì spiega Deola -. Se durante l'incontro in regione però la Ideal non garantisse le disponibilità che ha annunciato al tavolo del Mise, siamo pronti a nuove iniziative». Quello che ci si chiede è se il sito possa essere eventualmente riconvertito. «Sicuramente è riconvertibile per il settore ceramico, ossia per la produzione, per esempio, di mattonelle, piastrelle o cose che hanno bisogno di forni e ricottura - afferma Giorgio Agnoletto della Uiltec -. Abbiamo un esempio consolidato, che deriva dallo stabilimento di Roccasecca che Ideal Standard ha chiuso negli anni scorsi; lì lo stabilimento sta lavorando, con prodotti diversi dai sanitari, ma sempre di ambito ceramico, e i posti di lavoro sono stati in gran parte salvati».
IL MARCHIO
Una delle preoccupazioni più grandi riguarda il marchio Ceramica Dolomite. Un marchio storico e che è sinonimo di qualità. Il rischio è che qualcuno arrivi, acquisti il marchio, e poi vada a produrre all'estero. «Il rischio c'è, non possiamo nasconderlo sottolinea Agnoletto -. Ma qui sarà fondamentale, nel momento della contrattazione, mettere in chiaro le cose e ottenere delle rassicurazioni, anche scritte, in questo senso».
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