I chirurghi padovani che aiutano gli ucraini in fuga: «Ecco come curiamo le ferite di guerra e i tumori»

La squadra di chirurghi
PADOVA - In sala operatoria per garantire una qualità di vita migliore alla popolazione ucraina, ancora in forte difficoltà a causa della guerra in corso. Sono tre i...

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PADOVA - In sala operatoria per garantire una qualità di vita migliore alla popolazione ucraina, ancora in forte difficoltà a causa della guerra in corso. Sono tre i pazienti in fuga dal conflitto, attualmente seguiti dal team di Chirurgia plastica dell'Azienda ospedale università di Padova. Alla guida di 41 camici bianchi c'è il professor Franco Bassetto. «Siamo in tanti e il numero di specializzandi cresce di anno in anno - afferma Bassetto -. Sin da subito abbiamo dato disponibilità alla chirurgia plastica all'ospedale oncologico di Kiev».

I pazienti

Finora all'ospedale di Padova sono stati ricoverati 31 pazienti ucraini, due quelli attualmente presenti, per un totale di 165 prestazioni tra esami e giornate di day hospital. L'impegno sanitario in questi mesi non si è mai fermato. «Abbiamo in cura un bambino di cinque anni che presenta un'ustione sulla mano e sul braccio, il nostro obiettivo è riuscire a garantire una valida flesso-estensione dell'arto durante la crescita. È arrivato in Veneto attraverso una zia, che ci ha fatto chiamare - racconta Bassetto -. Poi abbiamo seguito una signora di 44 anni, colpita da frammenti di vetro a seguito di uno scoppio di una bomba. I frammenti sono finiti sugli occhi e anche sulle braccia. É stato un intervento molto delicato. Con tecniche mini invasive sono stati eliminati questi vetri che rischiavano di creare emorragie o paralisi». Il terzo caso riguarda un uomo di 46 anni con un carcinoma spinocellulare al naso. «È uno dei tumori della pelle che può dare metastasi ai linfonodi ed è molto aggressivo - precisa Bassetto -. Abbiamo provveduto a una resezione radicale e poi abbiamo iniziato la ricostruzione dell'intera piramide nasale con un palloncino espansore e pezzi di cartilagine». L'impegno solidale della Chirurgia plastica è andato oltre il tavolo operatorio. «Attraverso aziende multinazionali, siamo riusciti a stringere un accordo con una collega polacca per inviare all'ospedale di Kiev cento strumenti innovativi per la chirurgia - spiega -. Si tratta di una macchina a pressione negativa che controlla lo stato di una ferita, evitando che si infetti. Sull'utilità della pressione negativa abbiamo pubblicato moltissimo ricerche, mandando molti specializzandi a Boston. Padova, infatti, è centro di riferimento per questa tecnologia».

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Il Gazzettino