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CHIOGGIA - «Io non mi dimetterò». Taglia corto il sindaco, Alessandro Ferro, sui possibili scenari che si presentano da qui a lunedì, giorno in cui è stato fissato il Consiglio comunale. «Se rottura sarà, se ne assumeranno le responsabilità, come me le sono assunte io, in questi anni di amministrazione. Ho investito tutto me stesso per onorare questo incarico, per portarlo avanti fino alla fine, malgrado tutto. Sono stato accusato di tutto e del contrario di tutto, con cattiveria e, a volte, senza cognizione dei meccanismi complessi della macchina amministrativa, affiancato da pochi nelle scelte difficili».
RESA DEI CONTI
Si preannunciano scintille, quindi, al Consiglio del 22 febbraio, nel cui ordine del giorno figurano le comunicazioni del sindaco sulle dimissioni dell'assessora Alessandra Penzo, e al quindicesimo e ultimo punto, la mozione del consigliere Dolfin contro Ferro.
I NUMERI
C'è poi la possibilità che i 5 ex maggioranza si dimettano, comunque, prima del Consiglio. Qui c'è la complicazione che la lista M5s è già stata scorsa quasi interamente in occasione di precedenti surroghe e resterebbero solo due ex candidati che, a quanto si dice, non avrebbero alcuna voglia di subentrare come consiglieri. In ogni caso il Consiglio resterebbe imperfetto, ovvero formato da un numero inferiore a quello previsto dalla legge, con quorum e maggioranze tutte da ricalcolare sulla base dei nuovi numeri. Ad esempio, per far decadere il sindaco, con un Consiglio a 19 (24 attuali, meno 5 ex maggioranza), servirebbero 10 consiglieri di opposizione ma, tolti i due Pd, ne restano solo 9.
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