CHIOGGIA - Sanzioni, per un fenomeno che non esiste, ma nessuna progettualità per prevenire, o portare allo scoperto, un fenomeno che, invece, esiste, sia pure sottotraccia...
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LE PRESCRIZIONIInsomma si prevedono sanzioni sia per le prostitute che per i loro clienti. Una formulazione che sembra andare contro i principi della legge Merlin che ha stabilito, a suo tempo, che la prostituzione non è reato, ma lo è il suo sfruttamento. Va detto, però, che qui siamo in ambito amministrativo, non penale, e che la norma sembra riguardare più il decoro che la professione. «Non la trovo, comunque, giusta spiega Barbara Penzo, consigliera comunale a Chioggia e operatrice sociale a Venezia prevedere la punibilità dei clienti non tiene conto del fatto che, spesso, sono proprio i clienti a rivelare situazioni di sfruttamento nascosto, dando alle istituzioni modo di intervenire. Quanto alla punibilità delle donne, mi sembra un grave passo indietro in tema di problemi sociali. L'accenno al decoro sembra più un modo di aggirare il principio stabilito dalla legge Merlin, che il vero obiettivo della norma». E' vero però che il regolamento prevede una «esclusione di responsabilità» per le donne che si trovino in «accertata situazione di violenza o grave sfruttamento». Concetto che, però, non tiene conto del fatto che la costrizione nei confronti della donna può derivare da situazioni sociali (povertà, degrado socio culturale, incapacità...) che non mancano a Chioggia, come altrove.
SU STRADADi fatto, però, la prostituzione su strada, a Chioggia, non esiste. Non è mai stata rilevata dall'attività delle forze di polizia e neppure dalle ricerche degli operatori sociali nei progetti contro la tratta. Questa nuova norma del regolamento sarebbe stata mutuata da quelle di altri Comuni che l'avevano introdotta alcuni anni fa. Dunque si tratterebbe di una previsione per ogni possibile evenienza e non per contrastare un fenomeno attuale. Al contrario quella che sicuramente esiste è la prostituzione indoor. I (pochi) casi venuti alla luce negli anni hanno riguardato donne straniere (cinesi in qualche centro massaggi, ragazze dell'Est in qualche appartamento, nigeriane immigrate) ma la possibilità che riguardi anche le italiane è forte. «Con l'ex assessore Patrizia Trapella ricorda Barbara Penzo avevamo iniziato un progetto esplorativo per capire se e quanto il fenomeno sia presente. Se non si vede non è detto che non esista e solo indagando se ne può comprendere il peso». Trapella conferma: «Come avvocato sono impegnata nel campo dei diritti civili e mi auguro che questo fenomeno possa essere conosciuto nella sua vera entità, anche se mi rendo conto che è molto difficile e che serve la collaborazione di istituzioni, associazioni e cittadini».
Diego Degan Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino