CORBOLA - È iniziato l’allestimento del ponteggio per l’intervento di consolidamento statico, restauro e risanamento conservativo del controsoffitto a...
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L’INCONTRO
Presente all’incontro, don Rossano Marangoni, che ha introdotto i lavori: «Il 21 settembre è stato finalmente aperto il cantiere, ringrazio quanti si sono adoperati e si adoperano. Siamo qui per comprendere meglio come si svolgerà l’intervento della nostra chiesa».
La parola è quindi passata al sindaco di Corbola, Michele Domeneghetti, che ha fatto la cronistoria di quanto fatto dal 2019, anno in cui l’edificio di culto è stato chiuso per problemi di sicurezza, a oggi che si è dato il via ai lavori di sistemazione. «Le difficoltà di questo progetto sono state da un lato il reperimento delle risorse, dall’altro il “come” effettuare l’intervento. Infatti, le capriate saranno portate su smontate, facendole passare per un’apertura di 1 metro e 20 centimetri, per poi essere rimontate poiché il controsoffitto che è in canapa e gesso non può essere smontato salvo essere irrimediabilmente danneggiato», ha evidenziato il primo cittadino.
IL CANTIERE
Presente pure il responsabile della sicurezza il geometra Massimo Mosca che ha spiegato come saranno disposti i ponteggi che permetteranno agli operai del cantiere di lavorare a 15 metri di altezza per sistemare i circa 400 metri quadri del solaio della chiesa. «L’intervento dovrebbe essere ultimato in 120 giorni, quindi a gennaio, ma la speranza sarebbe di riuscire ad arrivare a terminare il tutto per Natale – ha detto il professionista -. Stiamo lavorando su una struttura vetusta per cui non sappiamo se durante l’operazione possano insorgere problematiche».
A entrare nel dettaglio dei numeri dell’intervento è stato don Paolo Cestarollo in rappresentanza della curia che ha posto l’accento sulla responsabilità della comunità che in sala mormorava il proprio disappunto per il fatto che la Chiesa non abbia coperto tutte le spese: «La chiesa non è della Cei, appartiene alla comunità di Corbola. La nostra diocesi deve gestire 300 chiese con i 470mila euro provenienti dall’8x1000, qui la Cei ne ha messi 178mila euro. Anche la comunità dovrebbe dare il proprio contributo, tenendo conto che ancora prima che arrivasse don Rossano la diocesi sosteneva le spese. È pertanto necessario un coinvolgimento della comunità; non può essere un qualcosa di asettico, ma di chi la vive».
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Il Gazzettino