BELLUNO - Funghi sotto al riflettore dell'Usl 1 Dolomiti, ma anche frutti di bosco e selvaggina: si sta studiando quanto cesio-134, ovvero il metallo tossico, sia rimasto in...
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IL CONSIGLIO
«Lasciate stare la Hygrocybe punicea - prosegue l'esperto -. È il cosiddetto fungo della brosa, da guardare e non mangiare. Assorbe moltissimo, sia cesio che cadmio. Tra l'altro è nell'elenco europeo di specie da salvaguardare, perché raro. Non mangiate, perché il cesio è alto, neppure la caperata (Rozites caperatus) e lo steclerino dorato (Hydnum repandum). Di fatto per tutti i funghi spontanei si consiglia di non esagerare nel consumo. La questione rischio non tocca il risotto con funghi misti, ma l'ingestione ripetuta e ravvicinata di esemplari di specie che hanno la capacità di assorbire metalli pesanti. Tant'è che, per qualsiasi specie, va evitata la raccolta lungo le strade o nei parchi cittadini».
IL SOTTOBOSCONel 2013, invece, i segnali non erano proprio buoni. «Già allora - spiega il dottor Oscar Cora - i frutti di bosco erano risultati sostanzialmente liberi, compresi i mirtilli che hanno una capacità di assorbimento maggiore. Ma alcuni animali, come i cinghiali anziani, avevano mostrato una presenza di cesio significativa, nel fegato e nelle carni. Così come caprioli o cervi, animali la cui dieta è nel bosco. Oggi il problema è assolutamente ridimensionato, un alto tasso di cesio permane solo in qualche esemplare adulto. In ogni caso il rischio è collegato all'uso alimentare frequente delle carni. È la grande quantità, insomma, che mette a rischio la salute».
Daniela De Donà Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino