«Ringrazio Gesù per avermi fatto il dono di mamma e papà». É il pensiero di ringraziamento che Celeste ha espresso ieri poco prima di ricevere la...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
PRIMA COMUNIONE Quando Celeste Carrer nacque, i medici non le diedero più di diciotto mesi di vita a causa di una terribile forma di atrofia muscolare spinale che non le avrebbe consentito di vivere. Otto anni e mezzo dopo la bambina continua, invece, la sua battaglia per la vita e, seppur costretta su una carrozzina e nutrita da un sondino, frequenta la terza elementare della scuola Collodi, a volte partecipando alle lezioni, altre volte in videoconferenza da casa con l’aiuto di un’insegnante. E ieri, assieme a 26 coetanei, ha ricevuto la prima comunione. Alla bambina, prima che la Cassazione bloccasse la terapia, sono state praticate otto infusioni di cellule staminali, «grazie alle quali – ricorda spesso il papà – mostrava chiari segnali di miglioramento. Ora la situazione è stabile e a Celeste non viene somministrato alcun supporto farmacologico».
MESSA ALL’APERTO La messa celebrata dal parroco di Tessera, don Lionello Dal Molin, ha avuto luogo nel campo sportivo del patronato di via Alessandria. Don Lionello in questo modo ha voluto favorire Celeste che, per essere preservata da eventuali patologie respiratorie che per lei potrebbero essere pericolose, deve evitare il più possibile gli ambienti chiusi, ma ha voluto anche dare comoda ospitalità alle tantissime persone che non hanno voluto mancare alla cerimonia. «Noi facciamo distinzione su tutto – ha detto il parroco durante la cerimonia - sul colore della pelle, su chi è sano e chi è ammalato, su chi è intelligente e chi meno e via dicendo. Il Signore non fa, invece, distinzione alcuna, perché siamo tutti figli suoi e ci pone sullo stesso piano, amandoci indistintamente. Comunione significa proprio questo – ha aggiunto – e noi dobbiamo seguire l’insegnamento del Padre accogliendo con amore e tolleranza anche chi, all’apparenza, potrebbe avere tratti o caratteristiche diverse dalle nostre». Celeste, che la sera precedente aveva comunicato al suo diario personale di essere molto emozionata per la bella giornata che l’attendeva, ha ricevuto la comunione non attraverso la particola che avrebbe potuto inghiottire, ma sorseggiando un goccio del vino consacrato datole con un cucchiaino dai suoi genitori. «Agli altri bambini ho dato il pane – ha spiegato don Lionello – a Celeste ho dato il vino. Che è quanto ha fatto il Signore con i discepoli nell’Ultima Cena». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino