Le cave piene di veleni: «Quell'amianto nella Campagnole storia di un incubo»

Le cave piene di veleni: «Quell'amianto nella Campagnole storia di un incubo»
TREVISO - Delibera votata quasi controvoglia, ordinanze di sgombero, commissione regionale Via spaccata in due e un carico di rifiuti non a norma, inquinati, che avrebbe dovuto...

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TREVISO - Delibera votata quasi controvoglia, ordinanze di sgombero, commissione regionale Via spaccata in due e un carico di rifiuti non a norma, inquinati, che avrebbe dovuto fare la spola tra Paese e Noale. Ma prima che anche un solo camion si muovesse sono arrivati i sigilli dei carabinieri forestali. C'è una storia complessa alle spalle del sequestro della cava Campagnole di Padernello, dove si trova non una montagna di rifiuti al veleno, ma ben tre per un totale di 200mila tonnellate di materiale inquinato, amianto compreso.

 
L'entrata in scena delle forze dell'ordine è solo l'ultimo tassello di un percorso che parte dal Comune di Paese, arriva in Regione, lambisce Noale e poi torna indietro.
L'ORIGINE
Tutto inizia quando la giunta guidata da Francesco Pietrobon valuta un concambio con la Cosmo Ambiente di Noale: la cava Campagnole, di proprietà pubblica ma utilizzata dalla società veneziana, in cambio di un ex laghetto sempre in territorio comunale ma appartenente alla stessa Cosmo. Un'operazione che agita la maggioranza. C'è chi manifesta la sua contrarietà per un motivo molto semplice: perché cedere a un privato una cava dove già si sa dell'esistenza di materiale inquinato perdendo così ogni possibilità di controllo? Infinite discussioni non bloccano però l'iter della delibera, che viene approvata ma senza il voto di due consiglieri di maggioranza: Alessandro Manera, ora anche assessore all'ambiente di Treviso, e Gianfranco Pivato. «Io sono uscito al momento del voto perchè - spiega Manera - faccio parte della commissione Via regionale che avrebbe potuto occuparsi della questione. E non volevo commistioni». 
«DOVE LI METTIAMO?»
Fatto il concambio è rimasto il problema dello smaltimento di quelle montagne di materiale fuori norma e ricche di amianto. I tecnici suggeriscono al sindaco di richiedere uno stoccaggio in loco, nella stessa cava. Proposta che però solleva la protesta degli ambientalisti, in particolare del consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni. Ma portare via quella quantità immane di immondizia inquinata avrebbe sollevato un problema ancora più grosso e non solo dal punto di vista ambientale: l'unico impianto in grado di accoglierla si trova in Germania. E trasportare 200mila tonnellate di quel tipo così lontano avrebbe richiesto cifre da capogiro. Il sindaco Pietrobon però prende la decisione e firma un'ordinanza di sgombero. 
LA DIATRIBA

La palla passa quindi alla Cosmo che chiede alla Regione il permesso di poter stoccare gran parte del materiale a Noale, dove ha un impianto di stoccaggio. Ma che non è abilitato per quel tipo di rifiuto. La Cosmo vorrebbe quindi un permesso temporaneo per fare fronte all'emergenza. In Regione si accende la discussione: gli uffici tecnici dicono di sì, gli esperti esterni della Via (i sei componenti nominati dalla giunta che affiancano i sette dirigenti regionali membri di diritto), si oppongono. La Via, in pratica si spacca in due e l'argomento viene rinviato almeno due volte per cercare un accordo. Che non si trova: il permesso a portare tutto a Noale viene quindi dato grazie a una maggioranza risicatissima. Ma non succede nulla: per due settimane i rifiuti restano dove sono, a Padernello. E poi si palesano i carabinieri.
Paolo Calia  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino