Cavana bruciata, la vittima è disperata: «Mai ricevuto minacce, solo qualche insulto sui social»

La cavana bruciata nella Sacca di Scardovari
PORTO TOLLE  - «Mai avrei pensato ad una cosa del genere, sono distrutto».  A parlare è Paolo...

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PORTO TOLLE  - «Mai avrei pensato ad una cosa del genere, sono distrutto». 

A parlare è Paolo Mancin, presidente della cooperativa Delta Padano, cui, presumibilmente nella notte tra mercoledì e giovedì, è stata incendiata la cavana. Si parla di almeno 100mila euro di danni tra il capanno ed il suo contenuto: attrezzi per la lavorazione delle cozze e quanto serve per il mestiere di pescatore. Alle prime luci dell’alba di giovedì l’amara scoperta in Sacca di Scardovari: «È stato mio genero ad arrivare qui verso le 7, quando ormai era già tutto in fumo – racconta Mancin, che è anche presidente del Consorzio tutela cozza Dop e vice del Consorzio pescatori del Polesine - Quando sono arrivati i vigili del fuoco non c’era più niente da fare, solo controllare che non fosse rimasto qualche focolaio». I pompieri hanno quindi transennato l’area, mentre la Polizia si è occupata di raccogliere la denuncia del presidente che non si dà pace per l’accaduto: «Non ho mai ricevuto minacce direttamente; certo, via social, ho visto che a qualcuno era sfuggita qualche parola di troppo. Ma dopo tutto quello che si cerca di fare per la propria gente, l’impegno messo in campo per contrastare il granchio blu e per cercare delle soluzioni, mai mi sarei aspettato una cosa simile».

IL PRECEDENTE 

Non è la prima volta che qualcuno incendia la cavana a Mancin: nel 2011, quando ancora non aveva incarichi, qualcuno decise di “dargli una lezione”, non si è mai capito per cosa. Nel 2019 a distruggergli il capanno, invece, ci pensò l’”Acqua granda” che spazzò via insieme a quella di Mancin la quasi totalità delle cavane della Sacca.
L’altra notte è arrivato questo nuovo attacco: un avvertimento o una lezione? «Bisognerebbe chiederlo a chi lo ha fatto – risponde il presidente - sarebbe necessario abbassare i toni e rimanere uniti».

LA SOLIDARIETÀ

Immediata la vicinanza dei colleghi e del mondo istituzionale, dal Prefetto al sindaco Roberto Pizzoli, che è andato sul posto: «Ho abbracciato Mancin e la sua famiglia, portando la solidarietà della nostra comunità per un gesto inqualificabile. Condanno questo episodio che mi auguro rimanga assolutamente isolato; ho già parlato del fatto con la Polizia ed il Prefetto. Porto Tolle non è questo».

Dura condanna anche da parte della capogruppo di minoranza, Cosetta Nicolasi: «Gli atti vandalici non portano a nulla. Aiutano solo ad allontanare l’attenzione dalla vera causa del problema, oltre a portare disperazione a chi li subisce. Condanno fortemente quanto è successo: arrivare a bruciare la cavana del presidente di una coop è sinonimo di miseria intellettuale, un atto vile e senza senso. Chi lo ha commesso cosa ha voluto dimostrare? I problemi non si risolvono in questo modo». Nicolasi conclude: «La famosa filiera istituzionale filo-governativa che tanto doveva aiutare dove si è inceppata? Il Governo, che proclama aiuti a pioggia, perché non proclama lo stato di emergenza che è l’unica cosa che porterebbe ad un aiuto concreto? È ora di capire che la gente ha entrate da fame, mutui ancora attivi, bollette e famiglie da portare avanti. Su questo, sì, la politica deve muoversi. La collettività di Porto Tolle va ascoltata, e va anche spiegato che siamo di fronte ad una crisi economica tra le più gravi di sempre. Zero entrate per i pescatori significa un disastro per tutti, per i ristoranti, per i bar, per le attività commerciali. Mi appello al buon senso di tutti: l’unione di tutto il comparto della pesca, e anche tra le forze politiche, è l’unico modo di risolvere i problemi».
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Il Gazzettino