Cede il vecchio cavalcavia della Vempa, ci vorranno almeno 15 milioni per rifarlo

Il cavalcavia della Vempa nel degrado
MESTRE - Ci vorranno almeno 15 milioni di euro per rimettere in sesto il cavalcavia di Mestre, cioè per demolirlo e ricostruirlo: il cavalcavia per eccellenza, il secondo...

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MESTRE - Ci vorranno almeno 15 milioni di euro per rimettere in sesto il cavalcavia di Mestre, cioè per demolirlo e ricostruirlo: il cavalcavia per eccellenza, il secondo che venne costruito in città, dopo quello della Giustizia però molto più piccolo, e che per decenni dagli anni Cinquanta ha assicurato, e assicura tutt’ora, l’accesso al porto, al centro città, a Venezia e l’uscita verso la tangenziale e le autostrade.

Dopo i pescatori che hanno lanciato l’allarme per il ponte sull’Osellino, ora alcuni automobilisti hanno segnalato le precarie condizioni del cavalcavia della Vempa e il Comune, interpellato, risponde che in realtà sta «monitorando l’intera infrastruttura da parecchio tempo, e abbiamo già messo da parte 5 milioni di euro. Ringrazio comunque gli automobilisti che fanno queste segnalazioni e invitiamo tutti ad essere solerti nel comunicarci qualsiasi anomalia nelle infrastrutture della città metropolitana che magari sfuggono alle rilevazioni dei nostri tecnici o di quelle dello Stato». Renato Boraso, assessore alla Mobilità della Giunta Brugnaro, ha visionato le foto che gli abbiamo consegnato è non si è stupito: «Noi controlliamo l’intera opera, anche se in realtà solo un pezzo è del Comune, mentre il resto è di competenza dell’Anas e di Cav, Concessioni autostradali venete. È un manufatto risalente a vari periodi del Novecento ed è diventato sempre più strategico per la viabilità cittadina. Un pezzo di storia di Mestre ma allo stesso tempo un nodo fondamentale della viabilità attuale, e il degrado nelle parti meno in vista è evidente». Di competenza comunale è tutta la parte che dalla fine di Corso del Popolo arriva alla confluenza con la direzione Marghera, dopodiché entra in campo l’Anas per il tratto che, provenendo da Venezia, prolunga via della Libertà e, alla fine della discesa verso la tangenziale, entra nel dominio di Cav che gestisce la bretella della Carbonifera. Un miscuglio di enti e istituzioni responsabili che, però, su questa vicenda stanno lavorando assieme perché è una faccenda delicata e cruciale per la mobilità.

SOPRALLUOGHI


Ieri, a proposito di infrastrutture stradali, i tecnici dell’Anas sono andati per la seconda volta in sopralluogo al ponte sull’Osellino in via Orlanda: dopo aver appurato che gli ammaloramenti non interessano la capacità portante della struttura del ponte, ieri stavano decidendo come intervenire per rimuovere le parti superficiali di calcestruzzo degradato e arrestare il processo di corrosione. Per il cavalcavia della Vempa, invece, gli interventi dovranno essere molto più consistenti e non a caso il Comune parla di circa 15 milioni di euro necessari. «Anche per quest’opera, grazie al lavoro degli ingegneri Guido Stagno e Simone Agrondi dei Lavori Pubblici, stiamo già realizzando i progetti. Come per gli altri interventi sulla viabilità e le manutenzioni degli edifici cittadini, vogliamo essere pronti per il momento in cui ci sarà la possibilità di reperire fondi. Mi riferisco naturalmente alle opportunità del Recovery Plan, ed essendo una parte del cavalcavia il prolungamento della bretella della Carbonifera, ci aspettiamo un cospicuo intervento del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili». Ministero, Anas, Cav e Comune, dunque, per un intervento che si annuncia molto complesso: per quel cavalcavia, infatti, transitano ogni giorni migliaia di veicoli e di mezzi del trasporto pubblico locale. «Dovremo procedere con demolizioni per stralci e altrettante ricostruzioni» spiega Boraso. Per demolire, però, bisogna chiudere la strada al traffico, come sarà possibile? «Per fortuna non c’è un’urgenza immediata, continuiamo a monitorare e allo stesso tempo stiamo valutando di programmare i lavori per il momento in cui, tra un anno e mezzo, verrà inaugurato il nuovo cavalcavia che da via Torino porterà al Vega, a Venezia e a Marghera, oltre che alla tangenziale. A quel punto potremo deviare lì tutto il traffico e chiudere il cavalcavia della Vempa. I disagi ci saranno ma saranno molto ridotti, e d’altro canto non si può pensare di evitare l’intervento: quella struttura è in servizio da ben oltre mezzo secolo e risente del peso dell’età».

 

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Il Gazzettino