La causa infinita contro Galan: il caso si chiude dopo "soli" 24 anni

La causa infinita contro Galan: il caso si chiude dopo "soli" 24 anni
 In un quarto di secolo Giancarlo Galan ha fatto in tempo ad essere eletto per 3 volte presidente della Regione e per altre 3 parlamentare, nonché a venire nominato...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
 In un quarto di secolo Giancarlo Galan ha fatto in tempo ad essere eletto per 3 volte presidente della Regione e per altre 3 parlamentare, nonché a venire nominato ministro di due dicasteri e a patteggiare per lo scandalo Mose. Insomma, l'ex Doge è riuscito a concludere perfino la sua carriera politica, prima che la macchina della giustizia definisse una causa civile che lo riguarda, ma tant'è. Con la sentenza depositata nei giorni scorsi, la Cassazione ha scritto l'ultima parola in calce ad una vicenda politico-giudiziaria iniziata il 30 ottobre 1995.

Quel giorno nell'aula di Palazzo Ferro Fini era in calendario la deliberazione sull'affidamento degli incarichi apicali tecnici a supporto della Giunta, guidata dall'allora neo-governatore Galan. Ma in quella stessa mattinata Il Gazzettino riportava le dure critiche espresse dal docente universitario Germano Grassivaro nei confronti della funzionaria ministeriale Rita Testa, indicata per il ruolo di segretario generale della Programmazione. Così il consigliere regionale Michele Boato chiese conto di quei rilievi allo stesso Galan, il quale replicò con toni altrettanto pepati.
Da quell'episodio scaturì un complesso contenzioso. Da una parte Testa querelò per diffamazione Grassivaro, il quale però nel 2004 venne assolto dal Tribunale di Venezia perché il fatto non costituisce reato, con la motivazione che «per fatti di rilevanza politica si ammettono asperità non scusabili in altri contesti». D'altro canto lo stesso Grassivaro citò in giudizio Galan, chiedendone la condanna al risarcimento del danno non patrimoniale «per l'asserita lesione della sua reputazione». A quel punto il governatore azzurro eccepì ripetutamente l'improponibilità della domanda, sulla base dell'art. 122 della Costituzione: «I consiglieri regionali non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni». Ma siccome il giudice istruttore dell'epoca a più riprese aveva evitato di pronunciarsi sull'eccezione, nel 2005 Palazzo Balbi sollevò un conflitto di attribuzione davanti alla Consulta, che tuttavia nel 2007 dichiarò inammissibile il ricorso. Dopodiché prima il Tribunale di Padova e poi la Corte d'Appello di Venezia respinsero l'istanza di Grassivaro, affermando in particolare nel 2016 che Galan «aveva esercitato il diritto di critica politica, senza trasmodare nell'invettiva gratuita».
IL CAVILLO

È contro questo verdetto che il professore aveva tentato l'ultima carta davanti alla Cassazione. Ma la Suprema Corte ha dichiarato improcedibile il suo ricorso contro l'ex governatore, a causa di un problema formale: la sentenza depositata nel procedimento «reca soltanto la firma digitale del presidente del collegio e del consigliere estensore», mentre «manca sia la attestazione di deposito del cancelliere sia il numero identificativo». In sostanza un cavillo, che è bastato però a chiudere una diatriba durata 24 anni.
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino