ROVIGO - Castelmassa capitale dell'inquinamento fluviale da Pfas. Come si sa l'acronimo individuata composti che, a partire dagli anni Cinquanta, si sono diffusi in tutto...
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Già all'inizio di aprile Arpav aveva comunicato agli uffici del commissario delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas) delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova: «La settimana scorsa Arpav ha ricontrollato e verificato altri tre punti nel fiume Po: facendo seguito a quanto convenuto con gli organi regionali, a partire dalla fine di gennaio Arpav ha esteso la ricerca di un nuovo composto C6O4 ad alcuni punti di acqua superficiali collocati in punti di attingimento idropotabile - precisano all'Agenzia - L'inquinante emergente in questione era in passato stato ritrovato nelle acque contaminate nei pressi dello stabilimento della Miteni, nel Vicentino, che lo utilizzava nel processo produttivo a sostituzione dei Pfas tradizionali. Ma si è ritenuto di ricercarlo nell'ambiente per verificare la presenza da altre possibili fonti. A marzo è stata riscontrata una positività nella stazione di acque superficiali sul fiume Po a Corbola, con la determinazione di un quantitativo di alcune decine di nanogrammi per litro. Il campionamento è stato ripetuto il 2 aprile, confermando il ritrovamento sia nella stazione già campionata, sia a monte e a valle della stessa».
L'Arpav va oltre ai campionamenti, ma sostiene un ipotesi suffragata da diverse certezze: «Considerato che, data l'ubicazione dei punti di campionamento, risulti pressoché impossibile che derivi dal sito inquinato nell'area dell'azienda Miteni, il composto quasi sicuramente deriva dalle regioni del bacino padano a monte delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza con una concentrazione di circa 80 nanogrammi/litro. Ricordiamo, infatti, che la stazione è ubicata a Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia».
Una sostanza così poco utilizzata e di nuova generazione per essere riscontrata in queste quantità nel fiume più grande d'Italia fa supporre che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti. Si ricorda che per questa sostanza di nuova generazione gli standard analitici commerciali non sono disponibili e le analisi, ad oggi, sono sperimentali. Per questo motivo la Regione del Veneto ha predisposto una segnalazione alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte riguardo a questo ritrovamento.
Annalisa Boschini Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino