​Castelmassa, è allarme per l'arrivo dei nuovi Pfas

Martedì 30 Aprile 2019 di Annalisa Boschini
Castelmassa, è allarme per l'arrivo dei nuovi Pfas
ROVIGO - Castelmassa capitale dell'inquinamento fluviale da Pfas. Come si sa l'acronimo individuata composti che, a partire dagli anni Cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all'acqua tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa. In questi giorni la Direzione ambientale della Regione, coordinata da Nicola Dall'Ara, e uno staff dall'Arpav sta conducendo i primi prelievi nella postazione litus, sull'unghia arginale verso il corso d' acqua, di fronte a piazza Libertà. I campionamenti proseguiranno sempre a Castelmassa dopo i ponti festivi. «Questa è la conferma che la questione Pfas è un tema che interessa tutto il Paese ed è una primaria questione ambientale nazionale. Per questo motivo è necessario che il Governo - ripetono da sempre i primi cittadini dei comuni interessati, Castelmassa, Castelnovo e Melara -, come ha già fatto il Veneto da tempo, intervenga fermamente, ponendo limiti zero. Invitiamo, quindi il Ministero dell'Ambiente a muoversi sulla linea già  tracciata dalla nostra Regione, agendo il più rapidamente possibile. Ciò a tutela della popolazione non solo delle aree interessate da questo tipo di inquinamento, ma di tutti i cittadini italiani»
Già all'inizio di aprile Arpav aveva comunicato agli uffici del commissario delegato per i primi interventi urgenti di Protezione Civile in conseguenza della contaminazione da sostanze perfluoro-alchiliche (Pfas) delle falde idriche nei territori delle province di Vicenza, Verona e Padova: «La settimana scorsa Arpav ha ricontrollato e verificato altri tre punti nel fiume Po: facendo seguito a quanto convenuto con gli organi regionali, a partire dalla fine di gennaio Arpav ha esteso la ricerca di un nuovo composto C6O4 ad alcuni punti di acqua superficiali collocati in punti di attingimento idropotabile - precisano all'Agenzia - L'inquinante emergente in questione era in passato stato ritrovato nelle acque contaminate nei pressi dello stabilimento della Miteni, nel Vicentino, che lo utilizzava nel processo produttivo a sostituzione dei Pfas tradizionali. Ma si è ritenuto di ricercarlo nell'ambiente per verificare la presenza da altre possibili fonti. A marzo è stata riscontrata una positività nella stazione di acque superficiali sul fiume Po a Corbola, con la determinazione di un quantitativo di alcune decine di nanogrammi per litro. Il campionamento è stato ripetuto il 2 aprile, confermando il ritrovamento sia nella stazione già campionata, sia a monte e a valle della stessa».
L'Arpav va oltre ai campionamenti, ma sostiene un ipotesi suffragata da diverse certezze: «Considerato che, data l'ubicazione dei punti di campionamento, risulti pressoché impossibile che derivi dal sito inquinato nell'area dell'azienda Miteni, il composto quasi sicuramente deriva dalle regioni del bacino padano a monte delle prese in cui è stata ritrovata la sostanza con una concentrazione di circa 80 nanogrammi/litro. Ricordiamo, infatti, che la stazione è ubicata a Castelmassa, al confine con Lombardia ed Emilia».
Una sostanza così poco utilizzata e di nuova generazione per essere riscontrata in queste quantità nel fiume più grande d'Italia fa supporre che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti. Si ricorda che per questa sostanza di nuova generazione gli standard analitici commerciali non sono disponibili e le analisi, ad oggi, sono sperimentali. Per questo motivo la Regione del Veneto ha predisposto una segnalazione alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte riguardo a questo ritrovamento.
Annalisa Boschini
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