Casa Caritas occupata dai profughi: «Troppi pericoli, va sgomberata»

Casa Caritas occupata dai profughi: «Troppi pericoli, va sgomberata»
MESTRE - Bisogna sgomberare. Al più presto. Prima che qualcuno si faccia male. Perchè ci sono troppi fuochi liberi, troppi cavi di corrente mollati dappertutto. I rischi sono...

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MESTRE - Bisogna sgomberare. Al più presto. Prima che qualcuno si faccia male. Perchè ci sono troppi fuochi liberi, troppi cavi di corrente mollati dappertutto. I rischi sono altissimi. Dunque, i Vigili del fuoco non hanno dubbi: la struttura della Caritas di via del Gaggian va svuotata. Se non si vuole che ci scappi il morto. Ma chi si prende una rogna del genere? Dentro la casa della Caritas ci sono più di 70 migranti, tutt’altro che disposti a fare i bagagli. E allora? Se si sgombera si rischia di innescare una mezza guerra, se non si sgombera si rischia il morto.




Però la relazione dei Vigili del fuoco - che in queste ore sta per essere consegnata alla Questura, al Comune e alla Prefettura - non lascia scampo: è pericolosissimo lasciare la casa di via del Gaggian in quelle condizioni. E non parliamo di igiene - ma bisognerebbe parlarne, eccome - ma di incolumità vera e propria. Del resto quando polizia e pompieri alla fine della scorsa settimana sono intervenuti in via del Gaggian, per un incendio che era stato appiccato ad un cumulo di immondizie, hanno trovato una situazione esplosiva. Una volta spento il rogo, nonostante le resistenze di abitanti, poliziotti, vigili urbani, ispettori del Servizio igiene dell’Ulss e tecnici dei vigili del fuoco sono entrati nella struttura e hanno "fotografato" il disastro.



Dentro la casa vivono stabilmente una settantina di persone, sostanzialmente senza acqua, luce nè gas. La Caritas ha chiesto da tempo lo sgombero, ma par di capire che nessuno se la sente di fare una azione di forza e allora si cerca una mediazione. Si tratta di trovare una soluzione per gli unici - sono 14 - che hanno chiesto lo status di rifugiato politico e dunque hanno diritto all’assistenza, per poi passare a convincere gli altri che devono andarsene. Ma dopo che si è lasciato per tutto questo tempo che quel posto diventasse il punto di riferimento per tanti migranti allo sbando, adesso è difficile trovare una soluzione per quel piccolo esercito di settanta e passa persone senza arte nè parte, destinato ad ingrossare le fila dello spaccio. Resta il fatto che fin che restano lì, in quelle condizioni, rischiano la vita. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino