Condannato, esce dal carcere grazie alla solidarietà degli amici

Condannato, esce dal carcere grazie alla solidarietà degli amici
PIANIGA - È grazie agli amici se è potuto uscire dal carcere, dove è rimasto per più di tre mesi con l'accusa di maltrattamenti ai danni della...

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PIANIGA - È grazie agli amici se è potuto uscire dal carcere, dove è rimasto per più di tre mesi con l'accusa di maltrattamenti ai danni della madre. Sono stati loro, infatti, a mettere in piedi una gara di solidarietà per offrire un alloggio al ventisettenne di Pianiga, finito sotto processo e condannato, lunedì, ad un anno e sei mesi di reclusione. Senza una stabile sistemazione, il giudice non avrebbe potuto sostituire la misura cautelare più afflittiva con quella del divieto di avvicinamento alla madre, necessaria per impedire che il ragazzo possa tornare in contatto con lei.

 
«FAREMO APPELLO»Il difensore del giovane, l'avvocatessa Antonella Celeghin, ha già annunciato che proporrà appello contro la sentenza di condanna inflitta dal giudice Alessia Cariuoli al suo assistito. Una pena ritenuta ingiusta. «Al processo è emerso chiaramente che le cose sono andate in maniera diversa da quanto inizialmente prospetatto: il mio assistito non è un mostro, ma piuttosto la vittima di una situazione familiare problematica».
La droga non c'entra. Le frequenti liti avvenute con la madre scoppiavano quasi sempre per futili motivi. Il giovane aveva perso il lavoro e la madre, preoccupata per la situazione economica familiare, non era tenera con lui. «Al processo è emerso che era solita riprenderlo pesantemente per cose di poco conto, offendendolo in maniera pesante», precisa il legale.
QUERELE RITIRATEIn più di un'occasione il ventisettenne ha reagito alle aggressioni verbali della madre, spingendola contro il muro. Nel periodo in cui il giovane dormiva nel garage dell'abitazione, la madre aveva insistito per entrare nonostante il figlio le avesse detto che era in compagnia e che avrebbe dovuto aspettare: nella lite che ne seguì, la donna riportò lesioni ad una mano, rimasta pizzicata nella porta sbattuta dal giovane. In tutti gli episodi finiti sotto accusa, la madre si recò in ospedale a farsi refertare le ferite, per poi sporgere denuncia contro il figlio. Successivamente, quando il ventisettenne è stato arrestato, lo scorso settembre. la donna ha rimesso le querele, ma il reato di maltrattamenti in famiglia è perseguibile d'ufficio, e dunque il processo è proseguito ugualmente.

«Il mio assistito non è una persona violenta - conclude l'avvocato Celeghin - Lontano dalla casa familiare riuscirà sicuramente a trovare un equilibrio».
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Il Gazzettino