PORDENONE - È il giorno dei chiarimenti. La Cantina Rauscedo - attraverso l'avvocato Stefano Zanchetta, esperto di Doc e Igp - avrà il primo confronto con la...
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Per riuscire a districarsi con le bollette la coop si rivolge a una società informatica a cui commissiona un programma che consenta di avere, oltre alla contabilità ufficiale destinata all'Ispettorato repressione frodi, anche una contabilità parallela, quella con la reale provenienza di quantità e qualità delle uve.
LA SPARTIZIONE
Il sistema di spartizione dell'uva in esubero tra i vari soci viene confermata anche in una riunione del Cda intercettata l'11 ottobre: l'ordine è di riferire ai soggetti estranei alla coop che le uve vengono accettate solo entro i limiti previsti dai disciplinari. Questa deve essere la versione ufficiale: «Eh... la cantina ha preso su tutta l'uva, no... La cantina ha preso su tutta l'uva! Ma non è questo il termine da dire! La cantina ha preso su l'uva che...». «Che poteva!», interviene un consigliere. «...si poteva prendere su. No? No... quella... quella legale», aggiunge un amministratore. «Siamo stati bravi a gestirla - osserva un altro amministratore - a dircelo qui internamente senza andare sui giornali». «Repressione frodi contenta», conclude chi gli sta a fianco.
LE BOLLETTE
A fine settembre ci sono altre conversazioni che confermano il sistema di spartizione delle uve in eccesso e che rischierebbero di declassare l'intera partita del conferitore. Secondo gli inquirenti, dalle intercettazioni emerge che, nonostate la contabilità parallela, attraverso le false bollette di conferimento diventa impossibile tracciare i prodotti conferiti e lavorati a Rauscedo e Codroipo. Inoltre, del sistema introdotto per aggirare il disciplinare un amministratore ne parla anche con un tecnico esterno alla coop: «... dobbiamo cercare di tracciare una seconda contabilità parallela. Quella che dicevo: devi tenere, quando entra e quando esce il carro... devi avere la doppia destinazione.., quella effettiva della prenotazione e quella ufficiale della Repressione Frodi. Non so se mi spiego».
Cristina Antonutti
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Il Gazzettino