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CAVALLINO-TREPORTI - Una raccolta firme per difendere il camping Portobello. E’ la petizione avviata e già inviata in Municipio dalle cinquanta famiglie che alloggiano nella struttura ricettiva di via di Ca’ Savio. La stessa in cui alloggiava Waldemar Parschakov, il tedesco 72enne morto dopo tre giorni di coma all’ospedale dell’Angelo di Mestre, dove era stato ricoverato in seguito alla spinta del 57enne Gianni Tenderini finito agli arresti domiciliari. Un episodio avvenuto fuori dal campeggio, ma che ha acceso i riflettori anche verso la struttura ricettiva, tanto che la sindaca Roberta Nesto ha annunciato la volontà di acquisire l’area, di proprietà Demaniale, per realizzare una struttura ricettiva comunale.
Una notizia che ha colto di sorpresa gli ospiti del camping, circa 100 persone che hanno appunto avviato la raccolta firme, ma anche gli stessi gestori ora pronti a difendersi per tutelare la loro proprietà e il loro lavoro. Sulla stessa scia gli ospiti della struttura, turisti provenienti da tutta la Regione e non solo, tra i quali ci sono anche professionisti ed ex appartamenti alle forze dell’ordine. Le stesse persone che ora hanno anche annunciato di voler contribuire alle spese dell’eventuale battaglia a colpi di carte bollate.
IL CAMPEGGIO
«Le parole della sindaca mi hanno sorpreso - dice il gestore del camping, Giorgio Nesto - questo campeggio esiste da 42 anni, non è mai stato del Comune, non capisco cosa voglia riprendersi l’amministrazione comunale.
L'INCHIESTA
Difeso dall’avvocato jesolano Rodolfo Marigonda, che nei giorni scorsi ha visionato il video di quanto accaduto fuori dal camping, Gianni Tenderini si trova ai domiciliari nella sua abitazione. Ieri assieme al suo legale ha nominato un perito di parte, che avrà 60 giorni per stabilire le cause della morte e quanto accaduto durante la spinta. Il 57enne si è difeso dicendo di voler solo allontanare quell’uomo della sua compagna. Da chi ha potuto stargli vicino, è stato descritto come una persona molto provata da quanto accaduto.
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