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SACILE - La storia di Marcello e di Vojsava, campano lui, di origine albanese lei, ma da anni sacilesi di adozione, nonché piccoli imprenditori che, in via Colombo, gestiscono un laboratorio dove si riparano e si realizzano calzature e articoli in pelle, è davvero singolare.
L'ARRIVO A SACILE Marcello Salerno, 45 anni, campano di origine, a Sacile arriva verso la fine degli anni '90 per trascorrere un breve periodo di vacanza, ma poi decide di accettare un lavoro presso un mobilificio della zona. Il suo sogno, però, è quello di aprire un laboratorio tutto suo: da ragazzo trascorreva molto tempo nel negozio di un artigiano del suo quartiere che riparava e realizzava calzature. Affascinato dalla sua abilità, aveva iniziato poco più che bambino, a dargli una mano nel tempo libero. Dopo alcuni anni trascorsi in fabbrica, per Marcello arriva il momento di realizzare il suo sogno: aprire un negozio di calzolaio e lo fa rilevando un laboratorio in via Colombo. Così, nel 2003, diciotto anni fa, si ritrova davanti al bancone del suo negozio dove un numero crescente di clienti giungono con le loro scarpe o altri articoli in pelle da riparare.
LA CLIENTE DIVENTA MOGLIE Alla moda dell'usa e getta, a poco a poco si sostituisce sempre più la pratica del riutlizzo. «Non tanto per risparmiare quanto per l'affermarsi di una maggiore sensibilità che spinge le persone alla scelta del riciclo e della riparazione», spiega Marcello. Tra i suoi primi clienti, anche Vojsava, una giovane albanese da alcuni anni in Italia. È la più esigente e ha sempre da ridire e da suggerire consigli per l'esecuzione di riparazioni impeccabili.
IL MUTUO «Per acquistare il negozio spiega Marcello abbiamo richiesto un mutuo. Le cose sono andate abbastanza bene tanto che alcuni anni fa, avevamo aperto una filiale anche a Brugnera spostata, successivamente a Cordignano. La nascita di nostro figlio, dopo nove anni di attesa, ci ha convinti però a ridimensionare le nostre aspirazioni e a tenere aperto solo quella di Sacile per seguire meglio il nostro bambino. Poche settimane dopo questa decisione è iniziata la pandemia e, francamente, è stata una fortuna aver chiuso per tempo. Un deciso calo del lavoro, di almeno il 45 /50 per cento a causa della situazione, avrebbe messo seriamente in pericolo la tenuta della nostra attività. Così, seppur con fatica, cerchiamo di far fronte agli impegni». Ristori? «Solo seicento euro», spiega Vojsava che in quest'ultimo anno si è trovata anche un altro lavoro per far fronte agli impegni. Ma non ha abbandonato la sua passione e, appena ha un momento libero, eccola davanti alla macchina da cucire a completare le riparazione di calzature o a realizzare cinture, borse, gadget in cuoio, sandali tempestati di strass allo stile caprese o robusti scarponi da montagna. I clienti, seppur diminuiti a causa del Covid, non mancano con le loro richieste. Ormai cittadina italiana da anni, non sente nostalgia per la sua terra e si esprime in un italiano perfetto con congiuntivi impeccabili. Con Marcello coltiva un altro sogno: trasmettere la loro passione anche al figlio. Insomma, c'è chi la vita la prende di punta e chi di tacco.
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