Il fiore d'inverno - il radicchio di Treviso - sboccia troppo presto e per migliaia di produttori è allarme. Le moeche invece muoiono e così le reti del...
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Una batosta che arriva proprio quando ne aumenta la richiesta, sia da parte della grande distribuzione che del dettaglio come anche dell'industria agroalimentare, tanto che nell'ultimo anno questa qualità è stata seminata nel 40% degli ettari di campo coltivati a radicchio Igp. E per il tardivo l'orizzonte è ancora più fosco. «Se le temperature soprattutto notturne non si abbasseranno sensibilmente entro una decina di giorni - spiega il presidente del Consorzio Paolo Manzan - è in pericolo la produzione destinata ad arrivare sulle tavole a fine anno».
TERMOMETRO
Senza una picchiata del termometro, quindi, a Natale gli scaffali dei supermercati e dei negozi di ortofrutta rischiano di restare vuoti. Con evidenti conseguenze sul prezzo del poco che sarà messo in commercio. «Già oggi - spiega Manzan - registriamo un aumento del costo all'ingrosso del precoce. Le quantità richieste sono sempre più elevate ma la disponibilità è scarsa. È quindi scattata una vera e propria caccia al prodotto, che è anche acquistato in grande quantità dall'industria della trasformazione alimentare, per cui sono importanti qualità e tracciabilità».
Ma neppure prezzi più alti al chilo potrebbero bastare per salvare i ricavi dei coltivatori del tardivo se ottobre continuerà a essere così caldo. Al radicchio, in questa fase, serve infatti brinare e perché ciò avvenga occorre che alla notte faccia freddo, tra i 2 e i 3 gradi, favorendo la cosiddetta induzione a freddo del gene, cioè il cambiamento di colore e la chiusura della pianta che in questo modo si predispone all'imbianchimento in vasca. La dead line per salvare risotti, insalate e radicchio trevigiano al forno sulle tavole di Natale è 10 giorni. Poi resterebbero solo i tempi supplementari del mercato tra gennaio e marzo. Sempre che sotto l'albero arrivi il regalo di un po' di freddo, altrimenti sarà vera crisi.
Intanto in mare non c'è traccia di moeche. In tutta la laguna veneziana i granchi che dovrebbero maturare sono spariti, decimati dalla temperature troppo alte che si registrano ormai dall'estate. E i prezzi schizzano: all'ingrosso la prelibata moeca è arrivata a 100 euro al chilo, nei ristoranti la paghi come l'oro. Inaffrontabile per i più. E un vero disastro per i pescatori. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino