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PORDENONE-UDINE - Ogni anno, in Friuli Venezia Giulia, ci sono società calcistiche del pianeta dilettanti che finiscono gambe all’aria. Semplicemente tirano una linea e vedono il segno meno alla fine dell’operazione aritmetica: conti in rosso e tanti saluti. Si chiude. Ma al di là degli obblighi crescenti e delle strettoie normative sempre più anguste, quanto pesano le richieste “folli” di calciatori che stando alla ragion d’essere del dilettantismo stesso dovrebbero giocare per passione e non per mestiere? Per rispondere a questa domanda e per avvicinarci sempre di più anche a una delle ragioni della crisi del movimento, basta una mappa degli stipendi. Sì, degli stipendi, perché viste le cifre non si può parlare solamente di “contributi”.
I NUMERI
Nel calcio professionistico è tutto rendicontato.
L’IMPATTO
Costi alti, per le società. Pretese sempre più importanti da parte di calciatori che “imitano” i professionisti più dal punto di vista economico che sul campo. Ma quindi quanto costa allestire una squadra di Eccellenza che punta ad inizio stagione alla vittoria del campionato per il salto in Serie D? Ci sono club che nel recente passato hanno speso anche più di 100-150mila euro per tentare il successo al primo colpo. In Promozione, invece, bastano (si fa per dire) 70-80 mila euro per fare una buona campagna acquisti durante il calciomercato.
Ma come avvengono i pagamenti? Si tratta infatti di rimborsi spese, che hanno come limite i 5mila euro l’anno. E quando si eccede questa cifra? A quel punto la tassazione si alza, colpendo sia le società che i giocatori. Questi ultimi, infatti, vedono una quota crescente alla voce delle trattenute. E con le cifre in ballo, soprattutto in alcuni club di spicco di quello che era ormai il dilettantismo puro, non c’è da scherzarci tanto su. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino