BELLUNO - «Caccia anticipata: nessun rischio per turisti, come dimostra Bolzano, provincia con più afflussi della nostra zona che apre ancora prima, all'inizio di...
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LA DECISIONE«L'allungamento del periodo di caccia al cervo - spiegano i cacciatori bellunesi dei Confavi - è infatti stato concordato tra Provincia, rappresentanti del mondo venatorio locale e associazioni di categoria degli agricoltori, che chiedono fortemente il contenimento della specie in costante espansione e responsabile di buona parte dei danni a coltivi e pascoli (come per altro rimarcato da De Carlo). Ma soprattutto tale allungamento è avvallato e certificato dal parere positivo del Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che non ha obbiettato né sul numero dei cervi prelevabili, né sulle classi di età su cui il prelievo è focalizzato, né tanto meno sul periodo di effettuazione dei prelievi».
LA SICUREZZASul rischio per i turisti l'associazione Cacciatori Veneti-Confavi parte dall'esempio di Bolzano. «Assolutamente infondata - scrivono nella nota in risposta a De Carlo - l'obiezione che la caccia possa influire sulle presenze turistiche, sia per gli orari in cui questa tipologia di caccia si svolge, sia per l'inconsistente disturbo che potrebbe recare. Tutto questo è dimostrato anche dal fatto che province a fortissima vocazione turistica, Bolzano il caso più emblematico e contiguo, ma non il solo, aprano la caccia già dal primo agosto e non solo al cervo». «Parimenti superficiale e demagogico - proseguono - è il richiamo al rischio di incidenti visto l'orario concesso per lo svolgimento dell'attività venatoria. E subito dopo, De Carlo auspica la possibilità di effettuare il controllo (il citato articolo 19, legge 157/92) della specie, il che consentirebbe periodi ben più ampi di quelli già concessi e criticati, nonché l'ausilio di mezzi altrimenti vietati per la normale pratica venatoria, come fonti luminose o visori notturni». E i cacciatori chiariscono: «La caccia al cervo, come impostata adesso, obbliga a focalizzare gli abbattimenti su capi specifici e come tali preventivamente valutati, quindi con margini di errore assolutamente esigui. Non si capisce come, quindi, tale attività potrebbe rappresentare un rischio effettivo per chi frequenta le nostre montagne».
L'APPELLO«Non ci rimane - concludono nel comunicato - che auspicare che la prossima volta l'onorevole De Carlo si affidi a suggeritori più obbiettivi e meno preconcetti e che soprattutto si informi compiutamente da tecnici affermati e formati su come e quando si svolge l'attività venatoria che è andato a criticare». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino