OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
MONTEBELLUNA - «Non voglio andare a scuola perché ho paura». Sono state queste le parole pronunciate da un ragazzino che frequenta una scuola media nella zona che fa riferimento a Montebelluna. Non è stato difficile risalire al motivo. Alcuni compagni l’avevano preso di mira: qualche intimidazione, qualche battuta troppo pesante e qualche insulto. E lui, nella sua fragilità, temeva di non riuscire a tener loro testa. Così le assenze si sono moltiplicate. Fino a quando non è emerso il problema. «Ha confidato di avere paura», conferma il preside dell’istituto comprensivo. Ma la scuola non è rimasta a guardare.
GLI INTERVENTI
Negli ultimi due mesi, in particolare, si è confrontata da una parte con i bulli e dall’altra con la famiglia del ragazzino. E ha messo in campo tutto ciò che era possibile. «Abbiamo affiancato sia l’alunno, prevedendo delle ore con un insegnante a lui dedicato, che la stessa famiglia – è il punto fatto la dirigente – Dopo l’emergenza Covid, purtroppo, gli scontri nell’ambito della convivenza tra i ragazzi sono aumentati. C’è stato in particolare un incremento dei casi che vengono definiti sporadici, cioè non caratterizzati da una continuità degli atteggiamenti aggressivi. Ma il problema rimane». Grazie a questo intervento, l’alunno è tornato a frequentare la stessa scuola media.
L’APPELLO
Dal primo cittadino, poi, arriva un appello rivolto a tutte le famiglie degli alunni che in qualche modo si sentono sopraffatti dai compagni: «Qualsiasi episodio del genere va prontamente segnalato, in primis per tutelare i ragazzi e parallelamente per correggere anche i comportamenti dei bulli – mette in chiaro – I ragazzi e le loro famiglie non devono avere paura: le istituzioni ci sono. Nessuno viene lasciato solo. Siamo in un Paese che ha ancora gli anticorpi rispetto a queste cose». Nella scuola funziona anche uno Sportello Ascolto gestito da un insegnante specializzato proprio nel fenomeno del bullismo. In caso di necessità, inoltre, è pronta a intervenire una psicologa. E i casi più pesanti vengono discussi direttamente nei consigli di classe. «Per fortuna, da quanto sappiamo, quello dell’alunno che non voleva più andare a scuola per paura è stato un caso isolato – tira le fila un consigliere comunale – c’è il centro d’ascolto a scuola, ci sono gli insegnanti preposti e anche i carabinieri che controllano i parchi. Il punto è che bisogna stare attenti a un possibile eccesso di buonismo. A livello generale, le stesse istituzioni dovrebbero fare di più per arginare il fenomeno del bullismo. Anche prevedendo dei divieti chiari e facendoli poi rispettare per davvero».
Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino