«Spendevo anche 60 euro di dolci al giorno. Poi vomitavo e cominciavo a nuotare nella tempesta». Ilaria Cusinato, 20 anni, medaglie d'argento e bronzo agli Europei...
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COLPA
Impossibile resistere al primo dolce. Ma anche al secondo, al terzo e a tutti gli altri fatti incartare e consumati in privato a casa, lontano da occhi indiscreti e sguardi inquisitori. Poi però ecco arrivare il senso di colpa. Una storia che riaffiora periodicamente nei racconti di persone insospettabili. L'ultima in ordine di tempo è quella di Ilaria e Federica.
Pellegrini che a sua volta, in occasione delle rivelazioni della Cusinato, ha ricordato come anche lei abbia sofferto in passato di bulimia. Un periodo di crisi che per entrambe è arrivato intorno ai diciassette anni, quando il sentirsi grasse in quei costumi attillati sotto gli occhi di tutti, diventa in un attimo essere grasse. «I pensieri degli altri facevano rumore - ricorda Federica - ma a me veniva da urlare». Parole che arrivano come un pugno nello stomaco anche perché nell'immaginario collettivo il nuoto, l'agonismo in corsia è una disciplina sana, fatta di ore e ore di allenamenti, di vasche macinate con risolutezza e determinazione, con l'unico obiettivo di salire sul podio. Non certo di chiudersi in un bagno a vomitare. Ma la verità evidentemente è un'altra. La bulimia non rispetta e non risparmia nessuno, certo non i ricchi e famosi, ma nemmeno gli sportivi. E non è certo una questione di grilli in testa ma una patologia psichiatrica vera e propria, della quale soffrono nel nostro Paese migliaia di persone (in prevalenza donne), che comincia a ridosso dei 18 anni, per poi trascinarsi per anni o per tutta la vita.
RIMEDI
Per venirne a capo è necessario fare un primo grande passo: chiedere aiuto qualificato. I disturbi dell'alimentazione, come la bulimia, devono infatti essere gestiti da équipe di psichiatri, psicologi, nutrizionisti, dietisti, internisti, endocrinologi, fisioterapisti, infermieri specializzati. Psicoterapia e trattamento nutrizionale devono andare di pari passo per districare i nodi dell'anima e far pace col proprio corpo. È quanto hanno fatto Ilaria e Federica, non prima però di aver toccato il fondo. Ilaria ci ha messo due anni a riemergere. E la fenice che Federica porta tatuata sul collo sta lì a ricordarci che si può cadere nell'abisso, ma anche uscirne fuori. Più consapevoli dei propri limiti. Ma anche della propria forza.
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Il Gazzettino