Acqua alta, pandemia e affitto: chiude il corniciaio di San Tomà

Acqua alta, pandemia e affitto: chiude il corniciaio di San Tomà
VENEZIA - Mario Gabbiato, 71 anni portati con disinvoltura, meglio noto come il corniciaio di San Tomà, lascerà, ad inizio anno, l'attività artigiana che...

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VENEZIA - Mario Gabbiato, 71 anni portati con disinvoltura, meglio noto come il corniciaio di San Tomà, lascerà, ad inizio anno, l'attività artigiana che dal 1989 porta avanti in campiello San Tomà, all'anagrafico 2819 di San Polo, In realtà Mario, nonostante sia già in pensione, avrebbe, a suo dire, energia e volontà per continuare a lavorare in bottega: «Ho sempre amato il mio mestiere e tuttora lo faccio con passione», afferma. Purtroppo l'affitto, che un tempo pagava senza troppi problemi è diventato ora un ostacolo insuperabile: «Ormai dovrei dare fondo ai miei risparmi o chiedere un prestito alla banca per continuare a pagare la mensilità dovuta, gli introiti non sono più sufficienti a coprire le spese e sono purtroppo indietro di alcuni affitti che comunque cercherò di onorare entro l'anno». La bottega di Gabbiato è specializzata in cornici e specchi su misura. «Ad aprire questa attività ormai storica è stato mio padre Bruno nel 1969, poi, alla sua morte sono subentrato io, nel 1989 appunto». Nella piccola bottega, dove è tuttora incorniciata in bella mostra una foto ritratto di papà Bruno, oltre a varie cornici e specchi di tutte le fogge e misure ci sono anche stampe, molte dedicate a Venezia e varie cartoline ideate da Gabbiato e poi realizzate da illustratori. Tra queste le più particolari riproducono la cartellonistica pubblicitaria delle prime Biennali d'Arte di Venezia. 


«Prima del covid la mia clientela era composta per il 60 per cento da residenti e per il 40 per cento da turisti, ora, anche se il turismo sembra essere tornato quello di un tempo, in realtà non è così. Il turismo attuale è ancor più mordi e fuggi di quello pre Covid, assolutamente non interessato alla mia produzione artigianale - spiega Gabbiato - inoltre anche l'acquirente locale sta progressivamente venendo a mancare, in città ci sono meno gallerie d'arte private e meno artisti e, di conseguenza, le miei cornici su commissione non vanno più come un tempo». Il declino dell'attività è comunque iniziato in maniera irreversibile con l'aqua granda del 12 novembre 2019: «Sono entrati in bottega 62 centimetri d'acqua, non ho perso macchinari ma molto materiale di lavorazione che non poteva essere rimborsato con gli indennizzi».  Poi è arrivata la pandemia: «Sono rimasto chiuso durante il lockdown, come tutti e, anche quando potevo tener aperto, il lavoro era praticamente inesistente. Durante i momenti più duri l'affitto mi è stato condonato ma ora dovrei tornare a pagare la cifra piena e sinceramente non ce la faccio proprio».  E così sulla vetrina della bottega capeggia in bella vista il cartello cedesi attività. «In accordo con la proprietà del fondo cercherò, entro inizio anno, di trovare qualcuno interessato al subentro. Con un giovane alla guida e una parziale revisione dei prodotti sono sicuro che questa attività potrà risollevarsi, tornando ad essere proficua come lo è stata per me per oltre 30 anni». 

 

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Il Gazzettino