​La tempesta Vaia distrugge il bosco dell’Impero: piantato dai fascisti nel 1937

Il bosco dell'Impero azzerato dalla tempesta di fine ottobre.
Il passaggio della tempesta Vaia ha devastato anche il Bosco...

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Il passaggio della tempesta Vaia ha devastato anche il Bosco dell’Impero. Con la primavera emerge in tutta la sua gravità il danno arrecato agli alberi che furono piantati nella piana di Fiames ottant’anni fa, in file parallele. Fu un’iniziativa del regime fascista per celebrare la nascita dell’impero coloniale italiano, nell’Africa Orientale. Fra quegli alberi, a lato della statale 51 di Alemagna, dietro l’albergo Fiames, fu posizionata una stele, che ancora oggi riporta la dizione incisa allora, con la data del 15 maggio dell’anno XV dell’era fascista, il 1937.  Sulla lapide compare l’intestazione della Milizia nazionale forestale, una delle organizzazioni del Ventennio, e la storica denominazione del bosco. La bufera dello scorso autunno ha divelto e schiantato molte piante, anche di grande dimensione, che adesso giacciono a terra; altre sono state segnate per essere abbattute. Altri alberi erano già stati tolti dall’altro lato del bosco, verso la pista del vecchio aeroporto, per fare spazio ad alcuni lavori organizzati dal comune, che ha collocato lì un capannone a servizio dei Sestieri d’Ampezzo. Dopo il primo conflitto mondiale, in quella piana, a nord di Cortina, appena passata dall’Austria all’Italia, vennero riunite le salme dei soldati recuperati dai numerosi cimiteri di guerra disseminati nella conca e sulla montagne, in tutto un’ottantina. Fu creato un unico, vasto cimitero, che portò la denominazione “Eroi del Cadore”. Un’approfondita ricerca su queste vicende compare nel libro dello storico cortinese Paolo Giacomel, che l’ha corredata con numerose fotografie d’epoca. Negli anni Trenta il regime decise di erigere un sacrario militare sulla rocca di Pocol e l’alta torre di pietra, inaugurata il 29 luglio 1939, domina ancora oggi la conca d’Ampezzo e contiene oltre diecimila salme, in gran parte ignote. Traslati i resti dei soldati, a Fiames rimase una piana, segnata dalle fosse; lì si decise di mettere a dimora le piante d’abete, per creare quello che fu denominato Bosco dell’Impero, per celebrare le vicende belliche che videro l’Italia porsi come potenza coloniale, in Africa orientale. A breve distanza, dall’altra parte della statale, c’era un luogo sinistro, allora temuto dai soldati, oggi finito sotto un deposito di carburante: in quel punto furono eseguite le sentenze capitali, le condanne a morte di chi veniva fucilato perché ritenuto un disertore, magari soltanto per un ritardo nel rientro dalla licenza, oppure per aver assaltato le linee nemiche senza l’impeto richiesto dai comandi. 
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Il Gazzettino