BELLUNO - L'habitat che cambia. Ma la natura si adatta. Nessuna strage di animali, insomma, collegata all'uragano di fine ottobre, ma cambiamenti in vista. Anche per la...
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Un nome per tutti: l'avicola rossastra, ovvero il topolino di montagna. Certe specie spariranno, altre subentreranno. Michela Cassol non ha la sfera di cristallo, ma la specializzazione di chi da trent'anni si occupa di fauna selvatica e di ambiente naturale. Bellunese, classe 1960, è dottore forestale. E tra dieci anni, quando il bosco comincerà la sua ricrescita, avremo nuove specie sotto l'ombra di nuove chiome: «Nidificheranno gli uccelli che amano il bosco nei suoi primi stadi di sviluppo. Come il ciuffolotto o il tordo». Cassol tiene a precisare che ogni zona avrà la sua storia, che è difficile generalizzare. Sta di fatto che dove, come grissini, sono caduti pini e abeti rossi c'è più luce: «Che significa anche più insetti». A tal proposito Cassol precisa che tra gli insetti del legno non c'è solo il temuto bostrico «perché il legno, che c'è in abbondanza a terra, è cibo pure per altre specie. Anche i picchi - quelli nero, rosso maggiore, tridattilo - potrebbero trarne vantaggio. Ci saranno più fiori e, dunque, più insetti legati agli ambienti prativi».
GLI UNGULATI Vivono nel bosco, ne respirano la vita. Fiutano e sentono. «Cervi e camosci probabilmente riescono a scappare, davanti ad un tifone vanno d'istinto a cercare rifugio in zone riparate dal vento». Cassol cita studi scientifici a proposito delle conseguenze dello stress sugli animali: «E' documentato che in Florida molte femmine di ungulati, come il cervo a coda bianca della Virginia, hanno abortito. In Europa non si sono rilevate situazioni simili. In realtà in questo periodo le femmine dei caprioli sono incinte, ma l'embrione è piccolo, non tale da ledere la gestazione». Michele Cassol, sempre a proposito di ungulati, ricorda che, negli anni Novanta, in Svizzera e Francia sotto i boschi schiantati da due uragani bel più forti di quello che ha colpito la provincia di Belluno (Lothar e Vivian i loro nomi) si è trovato un unico esemplare di ungulato morto. E in Svizzera sono stati 12 i milioni di metri cubi di foresta andati distrutti».
IL CAMBIAMENTO La fortuna dentro al dramma del maltempo: la stagione autunnale. Molti uccelli migratori già da fine agosto o settembre avevano lasciato le fronde dei nostri alberi: «Come il cuculo o il falco pecchiaiolo». E non c'erano, a fine ottobre, i nidi carichi di uova o di piccoli. «A nidificare nel bosco, a maggio, sono, fra gli altri, la civetta nana e la civetta capo grosso, il picchio rosso maggiore, il picchio nero, il gallo cedrone, il tordo bottaccio». Per Michele Cassol ora c'è da gestire, fra gli altri, il complesso problema economico, ci sarà da adattarsi ad un nuovo paesaggio: «L'impatto sarà anche culturale oltre che ecologico. Dal disastro questo si può trarre di buono: è l'occasione per monitorare e capire quali siano e come funzionino i mutamenti della foresta». In nome di una gestione consapevole.
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Il Gazzettino