Monica Poli: «Volevo solo mettere in guardia i turisti dai borseggi, mi sono ritrovata fenomeno del web»

VENEZIA - È diventata “the voice”. Monica Poli, 57 anni, è la voce dell’ultimo tormentone di TikTok: “Attenzione, pickpocket”. Un...

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VENEZIA È diventata “the voice”. Monica Poli, 57 anni, è la voce dell’ultimo tormentone di TikTok: “Attenzione, pickpocket”. Un account aperto un mese fa che è letteralmente esploso quando Monica, che da 30 anni fa parte del gruppo “Cittadini non distratti” di Venezia che segnala le azioni dei borseggiatori in città, ha postato quel video all’imbarcadero della linea 1 Ferrovia in cui urlava a squarciagola per avvertire gli ignari turisti della presenza, appunto, dei famigerati “pickpocket”. Da lì, il boom incredibile: il video ha incassato 59 milioni di visualizzazioni e Monica è diventata a tutti gli effetti una star del web. Il suo tormentone è stato ripreso oltreoceano persino dalle franchigie Nba e Nfl come sottofondo delle azioni difensive degli atleti. Quelle, cioè, in cui la palla viene “rubata” all’avversario. 


- Monica, la celebrità all’improvviso
«Io sono veramente senza parole, non pensavo che sarei arrivata a questi livelli di popolarità. Il mio voleva essere solo un servizio ai cittadini e ai turisti, non cercavo gloria. E adesso mi ritrovo con la mia voce riprodotta per mille cose, a dire la verità mi dà anche un po’ fastidio sentirla ovunque».


Come è nato il tormentone “Attenzione pickpocket”?
«Semplicemente il nostro è un gruppo di disturbatori, da anni segnaliamo le borseggiatrici di Venezia. Avevamo una pagina Facebook, ma non aveva granché successo. Ho pensato di aprire dei canali su Instagram e TikTok per sfruttare anche altri social. È esplosa letteralmente una bomba: il video su TikTok ha fatto 59 milioni di visualizzazioni, la pagina ha 388mila follower e 11 milioni di like. E su Instragram abbiamo 151mila follower: sono decuplicati in pochi giorni».


In Gran Bretagna il suo video impazza: c’è anche chi invita il Governo a premiarla»

«Ripeto: sono allibita, non credevo che il potere dei social arrivasse a tanto».
Oltre al lato social dell’intrattenimento, avete visto anche un ritorno utile al lavoro della vostra associazione?
«Sì, decisamente. Mi hanno contattata da Londra, da Milano, da Barcellona, dal Giappone. Persino dagli Emirati Arabi: chi vuole venire in città oggi vuole sapere com’è il fenomeno dei borseggi a Venezia. E adesso abbiamo anche iniziato delle collaborazioni con comitati di sicurezza di altre città». 


Cosa comporta questa collaborazione?
«Condivisione di informazioni: molti gruppi di disturbo nelle città europee oggi fanno lo stesso nostro lavoro. Per esempio con i ragazzi di Bratislava abbiamo potuto vedere che lì c’erano delle borseggiatrici che prima “lavoravano” a Venezia». 


Che messaggio volete lanciare?
«Cari turisti venite qui, venite da noi, ma fate attenzione. Un messaggio che oggi si sta diffondendo sempre di più, forse anche grazie al nostro piccolo contributo. Vedo sempre più turisti che tengono la borsa davanti, ben stretta al petto, al riparo da occhi e mani indiscrete». 


Negli anni il fenomeno borseggi è cresciuto a livello esponenziale e, a quanto pare, certe leggi non hanno aiutato
«La Legge Cartabia è stata una piaga, il borseggio è stato praticamente depenalizzato. Qui abbiamo soprattutto donne, ma anche il fronte degli uomini sta crescendo. E sono senza scrupoli: abbiamo trovato i documenti abbandonati di persone ultranovantenni, di disabili. Non si fermano davanti a niente e nessuno, non riesco a capire come qualcuno sembri voler addirittura difendere questi criminali». 


Che cosa si dovrebbe fare secondo lei per contrastare questi ladri?


«È un problema globale, non riguarda certo solo Venezia, ma tutte le grandi città europee. Credo che, quindi, dovrebbe essere proprio l’Unione europea la prima a muoversi per iniziare una battaglia politica comune contro i borseggiatori».

 

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Il Gazzettino