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AZZANO DECIMO (PORDENONE) - L'azzanese Sara Lovisa, 38 anni, ricercatrice, laureata in Biotecnologie mediche all'Università di Padova, con un PhD in Scienze e tecnologie cliniche all'Università di Udine, ha ricevuto una borsa di studio di un milione di euro suddivisa in 5 anni, dall'Airc Italian association for cancer research, per intraprendere una ricerca start-up indipendente sui meccanismi di plasticità cellulare che interfacciano infiammazione cronica, fibrosi e cancro. Sara, che si sposerà a giugno con Francesco, prima di arrivare all'istituto Humanitas di Milano, ha fatto un'esperienza di ricerca negli Stati Uniti, durata sette anni, all'Anderson cancer center di Houston, uno dei migliori istituti degli Stati Uniti che si occupano di tumori. «Fare ricerca negli Stati Uniti - racconta Sara - era un mio sogno nel cassetto, fin da quando iniziai l'università, così, quando ha potuto diventare una realtà, l'entusiasmo è salito alle stelle. Ho avuto la fortuna di far parte di un grande gruppo di ricerca e di lavorare su diversi progetti, imparando nuove tecniche e ampliando le mie conoscenze. Le risorse che ho avuto a disposizione, sia in termini finanziari sia di strumentazioni, erano illimitate e mi hanno consentito di svolgere e completare progetti molto importanti sul ruolo del microambiente tumorale e della risposta infiammatoria cronica».
Ci racconti il suo progetto. Di cosa si occuperà?
«Lo scopo del mio progetto per l'Airc è quello di studiare le relazioni tra l'infiammazione cronica, la fibrosi e il cancro.
Quale è l'obiettivo finale?
«Quello di comprendere i meccanismi alla base di questo tipo di relazione, al fine di sviluppare strumenti innovativi per contrastare e prevenire la crescita tumorale. Da un lato ci sono, infatti, pazienti con patologie infiammatorie croniche con rischio di progressione tumorale, come alcune patologie intestinali, dall'altro lato ci sono tumori come quello del pancreas, che sono costituiti da un'elevatissima componente fibrotica. I risultati che spero di raggiungere si applicheranno a entrambe le patologie, fornendo quindi strumenti di prevenzione per pazienti con patologie croniche ad alto rischio di sviluppo tumorale e di contrasto per tumori particolarmente letali, come quello del pancreas». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino