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I locali sono del Comune ed erano stati ceduti grazie a un bando messo in rete dall’Ente nel 2021, quando la pandemia iniziava a frenare la sua corsa e il mondo del commercio a ripartire, seppur lentamente. Nessuno però si immaginava che dopo il Covid sarebbe arrivata un’altra emergenza. La guerra in Ucraina prima, l’esplosione del prezzo dell’energia subito dopo. Una doppia batosta che oggi presenta il conto. Sì, perché proprio quello spazio messo a disposizione dal Comune in piazza Lozer a Torre torna vuoto. Il bar “Cinderella 2.0” getta la spugna. E le motivazioni contenute nel documento con il quale il Comune torna in possesso dei locali sono paradigmatici del momento nero per il commercio.
BANDIERA BIANCA
A comunicare l’intenzione di recedere dal contratto di locazione è stato il proprietario dell’attività, Marco Barei. E nel documento ricevuto dall’amministrazione si leggono queste motivazioni: «L’aumento esponenziale dei costi di energia elettrica; l’aumento rilevante e imprevedibile dei costi delle materie prime e di consumo». A ciò si aggiunge la malattia improvvisa di una dipendente, ma si evince come sia stata la mazzata dei rincari a scrivere la parola fine. E così la piazza di Torre si ritrova nuovamente un po’ più vuota, anche se forte di un mercato settimanale “nobilitato” dal titolo di mercato cittadino appena deciso dal Comune.
A riconoscere la bontà delle motivazioni scritte nella lettera dal titolare del bar, è stato l’ufficio Patrimonio.
I DATI
«Il sito dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente evidenziava, rispetto al terzo trimestre 2021 - trimestre in cui è avvenuta la stipulazione del contratto di locazione - un aumento dei prezzi dell’energia elettrica superiore al 65 per cento nel quarto trimestre 2022 e superiore al 50% nel primo trimestre 2023», si legge nella relazione finale. E ancora: «I prezzi delle materie prime e di consumo da fine 2021 a fine 2022 registravano un aumento, per alcuni prodotti superiore al 30 per cento e per altri prodotti superiore al 50 per cento». Sono contenute anche le informazioni relative al contesto internazionale che ha permesso ai prezzi di decollare praticamente in ogni settore. «Tali impennate dei prezzi - si legge - erano da ricondursi principalmente al conflitto russo ucraino, al conseguente rallentamento delle catene di approvvigionamento, alle incertezze e tensioni dei mercati e alla carenza di materie prime determinata dagli eventi atmosferici estremi, con siccità e alluvioni in successione».
Secondo la giurisprudenza prevalente i gravi motivi che legittimano il recesso devono essere estranei alla volontà del conduttore, imprevedibili e sopravvenuti rispetto a quando è stato firmato il contratto.
Il Gazzettino