BOARA PISANI «Vado a trovare un amico, torno presto», aveva detto all’anziana madre domenica sera, prima di salire in sella alla sua bici. Manuel Penolazzi,...
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Il corpo non presentava nessun segno di violenza, come hanno appurato i carabinieri della stazione locale insieme ai colleghi del Norm di Este. I militari hanno informato la procura di Rovigo, che non ha disposto nessuna autopsia, visto che si tratta di morte naturale. Probabilmente a stroncare Penolazzi è stato un infarto che lo avrebbe colto mentre stava tornando a casa, in via Galilei dove la madre Claudia, 73 anni, lo aspettava preoccupata. «Quando non l’ho visto tornare – racconta l’anziana – temevo fosse stato investito da un’auto o malmenato. Non sono riuscita a chiamarlo perché non sono ancora capace di usare il nuovo cellulare». Ieri mattina la madre, lo aspettava fuori di casa, pronta ad accoglierlo con una tazzina di caffè fumante. Invece in via Galilei sono arrivati i carabinieri e il vicesindaco per darle la tragica notizia.
IL RACCONTO
«Sono a pezzi. Vorrei che Manuel mi prendesse per mano e mi portasse con sé – afferma l’anziana fra i singhiozzi – Ho perso tutto, adesso non ho più paura della morte». Anche per il padre Rino, 76 anni e da qualche mese trasferito in una casa riposo di Rovigo più per le tensioni familiari che per le necessità di cura, la morte dell’unico figlio è stata un duro colpo. Manuel viveva ai margini della società e aveva la brutta abitudine di alzare troppo il gomito. Era infatti un cliente fisso dei bar del paese. Da ragazzino andava matto per le moto e aveva un talento per il disegno ma non era mai riuscito a trasformare queste passioni in un lavoro. I servizi sociali si stavano attivando per assegnargli una borsa lavoro. In passato il 43enne aveva avuto qualche guaio con la giustizia: nel 2010 era stato arrestato al culmine di una lite con la fidanzata e in cui erano intervenuti i carabinieri, a cui i genitori avevano messo i bastoni fra le ruote, salvo poi beccarsi una denuncia per resistenza a pubblico ufficiale.
Maria Elena Pattaro Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino