Il papà: «Un bullone in più avrebbe salvato il mio Tommy»

Il papà: «Un bullone in più avrebbe salvato il mio Tommy»
CASIER - «Si sapeva che la responsabilità era di chi avrebbe dovuto mettere quel bullone, perché mancava completamente». Gianni Tiveron non aveva...

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CASIER - «Si sapeva che la responsabilità era di chi avrebbe dovuto mettere quel bullone, perché mancava completamente». Gianni Tiveron non aveva dubbi sulla causa della morte del figlio Tommaso, 4 anni, schiacciato il 29 luglio dal cancello della casa che i genitori stavano ultimando in via IV Novembre a Dosson. Così alla notizia che il sostituto procuratore Davide Romanelli, arrivato alla chiusura delle indagini, ha messo sotto inchiesta i due fabbri intervenuti per un ultimi sul cancello allarga le braccia: «Era nell'ordine delle cose». Omicidio colposo il reato che pesa ora sui due, titolari di una azienda familiare. Chiamati dall'impresa che ha installato e predisposto il manufatto, sarebbero loro i responsabili dell'incidente che ha stroncato il piccolo.


LE MANUTENZIONI
A quanto ricostruito gli investigatori, il cancello era stato posizionato ed era pronto per essere collegato al sistema elettrico per regolare apertura e chiusura a distanza. Poi però il titolare dell'impresa aveva richiamato i due fabbri perché serviva una ulteriore manutenzione. «Cosa dovessero fare non lo so spiega Gianni Tiveron, nei giorni precedenti l'incidente ero stato a visitare il cantiere ma non mi sono accorto di eventuali malfunzionamenti. Tommaso quella maledetta sera lo ha chiuso completamente. Ma senza quel bullone una parte dell'anta gli è franata addosso. È difficile rivivere quegli istanti, come lo è ammettere che persone dotate di notevole esperienza possano aver commesso un'errore tanto grave quanto imperdonabile». Quando (prima della tragedia) i fabbri tornano al cantiere eseguono l'intervento. Ma pur essendo in due si sarebbero dimenticati, nell'installare i fermi, i perni e i binari, di inserire il bullone di sicurezza in una delle due ante.
LA TELECAMERA

Erano le 20 quando il manufatto, toccato dal piccolo, si è sganciato improvvisamente e gli è caduto addosso. È bastato un attimo e il bambino è rimasto schiacciato sotto il peso del cancello, che gli ha provocato lesioni gravissime soprattutto alla testa. I soccorsi sono stati immediati e i medici hanno tentato l'impossibile per salvarlo, sottoponendolo a due delicati interventi chirurgici. Purtroppo però non c'è stato nulla da fare e dopo 46 ore di lotta per la vita si sono dovuti arrendere dichiarandone il decesso. Nell'indagine è finito anche il video, ripreso da una telecamera di sicurezza posta esternamente, che riprende tutta la scena. In quei frame, esaminati nel corso della perizia disposta dalla Procura per chiarire l'esatta dinamica dei fatti, c'è la prova che ha portato il pubblico ministero Romanelli a indagare i due fabbri. Ora hanno 20 giorni per farsi sentire dal magistrato o per presentare eventuali memorie difensive prima che il Pm ne chieda il rinvio a giudizio.
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Il Gazzettino