Bimbo di 3 anni smarrito dal papà alla stazione: lo salvano i turisti

Il bimbo accudito dal personale di Pediatria
TREVISO - Zampettava disorientato in via Venier, a due passi dalla stazione dei treni. Era disorientato, impaurito e infreddolito. E non portava nemmeno le scarpine. Sono stati...

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TREVISO - Zampettava disorientato in via Venier, a due passi dalla stazione dei treni. Era disorientato, impaurito e infreddolito. E non portava nemmeno le scarpine. Sono stati due turisti australiani i primi ad avvistare quel bimbo, tre anni appena, sul margine della carreggiata. Fosse sbucato sulla strada, sarebbe stato di sicuro investito da una macchina. Il piccino era tutto solo e di certo non era in grado, considerata l'età, di badare a sé stesso. Così i due turisti hanno fatto l'unica cosa che potevano fare: chiamare la polizia. «Abbiamo trovato un bambino per strada, non c'è nessuno con lui, forse l'hanno abbandonato, forse è scappato» hanno spiegato. Il mistero è stato svelato solo diverse ore più tardi, quando il padre del bimbo, un 40enne senegalese, ha chiamato la questura e ha raggiunto il piccolo in ospedale, dov'era stato nel frattempo accompagnato il bambino. «Non lo trovavo più» si è giustificato laconico il genitore, di sicuro preoccupatissimo, ma che ora rischia una denuncia per abbandono di minore.


L'ALLARME. La prima chiamata al 113 è arrivata alle 7.30. Forse il bambino si era svegliato e, non trovando nessuno in casa (sembra che il papà fosse andato al lavoro) si è spaventato ed ha varcato la porta per poi perdersi lungo le strade del quartiere. Toccherà alla polizia, nelle prossime ore, ricostruire con esattezza quanto accaduto e accertare se fosse stato affidato a qualcuno. Sta di fatto che quando i due cittadini australiani hanno avvisato la polizia, il bimbo non sembrava versare in buone condizioni. Anzi. Da qui la decisione degli agenti di portarlo subito in pronto soccorso, dov'è stato visitato. Inizialmente sembrava che il piccino avesse dei problemi all'udito, in particolare all'orecchio sinistro. Di fatto non rispondeva alle domande degli agenti e del personale medico, ma poco più tardi, dopo esser stato trasferito nel reparto di Pediatria, è riuscito a tranquillizzarsi e a parlare con alcune donne straniere, che si sono offerte di provare a stimolarlo. Si è scoperto insomma che il piccolo parlava senegalese. A quel punto, tramite l'ufficio minori del reparto Anticrimine della questura, sono stati contattati servizi sociali giudice tutelare. L'affido ai servizi stava insomma per scattare.

LA TELEFONATA. Solo in tarda mattinata, verso le 13, è arrivata in questura la chiamata del papà del bambino. Non è chiaro se fino ad allora non si fosse accorto di nulla, se fosse fuori casa o se avesse cercato il piccolo ovunque prima di chiedere aiuto alle forze dell'ordine. «Mio figlio è scappato di casa» ha detto, pregando gli agenti di dargli una mano a rintracciarlo. Ha di sicuro tirato un sospiro di sollievo quando i poliziotti lo hanno tranquillizzato, dicendogli di raggiungere la Pediatria dell'ospedale dove il bimbo, dopo le visite, era stato preso in carico, rifocillato e pure coccolato da medici e infermieri.


IN REPARTO. Prima che il papà del bambino si facesse vivo, in Pediatria hanno voluto far visita al piccino smarrito anche il direttore generale Francesco Benazzi e il sindaco di Treviso, Mario Conte. «Il Comune si è subito attivato ma, al di là delle questioni procedurali, è stato bello vedere quanta umanità si sia mossa per questo bambino. Gli operatori delle forze dell'ordine, il personale medico, tutti quanti, hanno passato un momento con lui per cercare di tranquillizzarlo. È stato pulito, lavato e medicato, ma c'è stato anche il tempo del gioco. Come Comune, faremo una verifica sulle condizioni di vita del nucleo familiare, e già lunedì i servizi sociali andranno a casa del bimbo e dei suoi genitori, al quale è stato riaffidato, per capire se è il caso di attivare dei protocolli particolari».

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Il Gazzettino