TREVISO - Mancavano solo le truffe in tempo reale. Un modo un po' artigianale di mettersi nei guai per tutti quei bidelli e dipendenti amministrativi chiamati a chiarire...
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TRUCCO VANOUn esempio pratico: bidello fa richiesta del titolo originale all'istituto nel quale si è diplomato. L'istituto gli spedisce il titolo che viene spacciato per buono alla segreteria scolastica trevigiana che sta facendo le verifiche. C'è tutto quello che serve: punteggio (100/100), corsi frequentati e superati, firma del direttore responsabile e timbro. C'è anche la data di rilascio però. Ed è qui che cominciano i problemi. Perché un certificato rilasciato il 9 settembre 2013 da un istituto che ha ottenuto la parità scolastica l'1 settembre dello stesso anno grazie a un decreto ministeriale del luglio precedente, nasconde evidentemente qualche vizio di forma. E lo fa ben presente l'Ufficio scolastico regionale della Campania quando, incalzato, fa presente che l'istituto in questione ha ottenuto la parità scolastica con decorrenza 2013/2014. Pertanto nell'anno 2012/2013 non poteva organizzare esami di qualifica professionale, nè è mai stato autorizzato a sostenere qualunque tipo di sessione straordinaria. Dunque, scuola non autorizzata prima rilascia certificati fasulli; poi, su richiesta, firma e controfirma gli originali a distanza di anni attestando palesemente il falso.
ESEMPIO ECLATANTEVolendo ci sono a disposizione casi ancor più singolari. Chi l'originale non è più riuscito a trovarlo, nonostante i parenti abbiano rovesciato la casa alla ricerca del prezioso documento, ha chiesto alle segreterie di avere un margine adeguato di tempo per contattare i suoi referenti, istituti o direttori didattici che fossero. E di lì a poco, essendo la documentazione irreperibile, è così arrivata una nota della paritaria nella quale si specifica che a seguito dell'ottenuto decreto di parità scolastica, all'epoca era stata fatta una speciale sessione d'esami comunicata alle autorità competenti (quelle che hanno negato di averla mai autorizzata). In aggiunta si sottolinea che gli atti con l'elenco dei candidati che hanno sostenuto la prova sono tenuti nell'apposito registro, ma che per questioni di privacy non è possibile allegare il documento nella sua interezza. Fanno dunque fede una pagina spoglia con gli esami sostenuti, e le parole del coordinatore dell'attività didattica che chiude ribadendo la validità del titolo.
DIFESA A OLTRANZANon bastasse ci si mette di mezzo anche una sigla sindacale autonoma che chiede la convalida del diploma contestando l'avvio del procedimento a carico dei propri assistiti: Considerato che la parità è stata concessa (...), che gli esami sono avvenuti dopo tale data (...) che l'istituto aveva regolare contratto di affitto nel tal Comune per uso scolastico (...) come potete non convalidare il loro titolo?
EPILOGOIl ginepraio all'interno del quale si deve muovere il personale degli istituti trevigiani è senza fine, con una girandola di decreti e concessioni che in alcuni casi si sovrappongono e in altri entrano in aperta contraddizione l'uno con l'altro. Così una scuola che si è vista inizialmente negare la parità l'ha poi ottenuta in corso d'opera mentre fra quelle che l'avevano ottenuta c'è chi è riuscito a perderla. In ogni caso, alla fine, a non mentire sono sempre i numeri che emergono in queste ore dalle segreterie: com'è possibile che da un unico istituto campano escano 400/500 diplomati l'anno? Questo presuppone che nella stagione 2012/2013 ci fossero solo 20 classi quinte. Tutta questa documentazione, con relative perplessità, ha preso ovviamente la strada della Procura e degli uffici scolastici e giunge ormai da ogni angolo della Marca. Ora spetta alle autorità scolastiche e a palazzo di giustizia prendere in mano la situazione, al di là dei provvedimenti di revoca del contratto o di licenziamento che spettano singolarmente ai presidi. Ma l'impressione è che il bubbone dei diplomifici sia ormai destinato a scoppiare.
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Il Gazzettino