BELLUNO - Allarme seggiovie e skilift: rischiano la chiusura. Tra meno di due settimane, tutti gli impianti a fune presenti in Italia dovrebbero chiudere i battenti. Compresi...
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IL NODOIl problema ruota tutto attorno al decreto direttoriale 11 maggio 2017 («Impianti aerei e terrestri. Disposizioni tecniche riguardanti l'esercizio e la manutenzione degli impianti a fune adibiti al trasporto pubblico di persone») con cui il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha modificato le prescrizioni tecniche per la sicurezza degli impianti a fune adibiti al trasporto di persone. Quindi, per funivie, funicolari, sciovie a fune alta e bassa, e slittinovie (come si legge nel testo normativo). Nello specifico, il decreto prevede l'obbligo di stilare il regolamento di esercizio (con piano di evacuazione, registro giornale e altra documentazione) per ogni singolo impianto, sulla base di uno schema proposto dall'autorità di sorveglianza. Il tutto entro il 24 maggio 2019, cioè entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del decreto direttoriale. Tradotto: entro il prossimo 24 maggio tutti gli esercenti dovranno aggiornare i regolamenti di esercizio di tutti i loro impianti e inviarli all'autorità di sorveglianza, che li dovrà approvare. C'è un problema: ad oggi, non risulta ancora emanato lo schema di regolamento di esercizio.
L'ALLARMEA far scattare la problematica è la deputata triestina di Forza Italia, Sandra Savino: «Tutti gli esercenti dovranno mettersi in regola, ma senza sapere come. Per questa ragione abbiamo chiesto al governo di rinviare di un anno l'applicazione degli obblighi a carico dei gestori degli impianti a fune per permettere la regolare prosecuzione dell'attività». In effetti, senza proroga, il rischio concreto è che dal prossimo 25 maggio gli impianti a fune debbano essere sottoposti a chiusura coatta.
LA RICHIESTAUn rischio che secondo Renzo Minella, presidente regionale di Anef, non c'è. «Abbiamo chiesto la proroga la settimana scorsa. Stiamo aspettando che ci venga concessa. Ma non ci sono motivi per dubitare. Del resto, non c'è un regolamento sul quale procedere. Quindi credo proprio che si andrà avanti con un anno di tempo in più per adeguarsi ai nuovi criteri».
Damiano Tormen Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino