SANTA GIUSTINA - Essere costretta ad andare in psicoterapia e girare per anni con la bomboletta nell'auto per cancellare quelle scritte ingiuriose. È il calvario...
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Ieri in Tribunale a Belluno il processo è entrato nel vivo con il racconto della vittima. La donna ha spiegato al giudice Domenico Riposati quanto passato in questi anni da lei e dalla sua famiglia, rispondendo alle domande del pm Gianluca Tricoli. La vittima, che è parte civile con lo studio Sandro De Vecchi (ieri in aula l'avvocato Lara Favero) 5 anni fa piombò in un incubo. Sui muri di tutta la Valbelluna comparsero le terribili scritte con il suo nome e cognome e professione associato a insulti a sfondo sessuale o contenuti hard del tipo: «È una t...», «La dà a t...», «Lo prende....»...
Il Gazzettino